La liturgia fondamento della fede. Convegno a Padova sull’"Opera Omnia" di Joseph
Ratzinger
“La fondazione sacramentale dell’esistenza cristiana” è il tema del Convegno organizzato
oggi a Padova dalla Facoltà teologica del Triveneto, dedicato all’Opera Omnia di Joseph
Ratzinger, aperta dal volume “Teologia sulla liturgia”. L’incontro, in preparazione
della visita del Papa ad Aquileia e Venezia, il 7 ed 8 maggio prossimi, è stato aperto
dal preside prof. Andrea Toniolo, che ha introdotto la Lectio Magistralis affidata
al vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Muller, dal titolo “Una visione di teologia
per oggi”. A seguire, l’intervento su “Joseph Ratzinger, un teologo di fronte alla
liturgia” del prof. Luigi Girardi, preside dell’Istituto di Liturgia Pastorale
di S. Giustina a Padova, intervistato da Roberta Gisotti:
D. – Prof.
Girardi, in che modo la riflessione del Papa, teologo e pastore, interroga oggi il
Popolo di Dio sul significato della liturgia nell’esperienza di fede?
R.
– Credo lo interroghi in un modo molto forte. Il Papa stesso ricorda di aver scelto
di dedicarsi alla teologia fondamentale come materia per rispondere alla domanda:
perché noi crediamo? E proprio per questo – scrive – ha sempre avuto a cuore anche
quest’altra domanda: qual è la giusta risposta da dare a Dio? Ed è la domanda che
lo apre al culto. Oggi diremmo, in altri termini, che la liturgia appartiene alla
dimensione fondamentale della fede, appartiene al modo originario in cui la fede si
esprime, non è accessoria. La liturgia, in particolare i Sacramenti, ci aprono a Dio
in questa relazione verticale con Dio e insieme ci inseriscono nella storia della
salvezza, che è ancorata a Gesù in questa dimensione o traiettoria orizzontale. Il
Papa stesso si esprime in questi termini all’interno dei suoi scritti.
D.
– Prof. Girardi, si è letto più volte nei media, e si ascolta talvolta anche tra la
gente, che Benedetto XVI sia un Papa "conservatore": quale valore assume questa considerazione
alla luce del primo volume edito della sua Opera Omnia? R. – Sì,
credo sia opportuno uscire da certe "etichette" che a volte si usano con troppa disinvoltura.
Certamente, la riflessione del Papa mostra di non seguire la moda o il plauso. Quindi,
lui è veramente al di là del pensarsi conservatore o progressista. Lui scrive quello
che ritiene - attraverso la sua riflessione - corretto per comprendere e vivere la
realtà della liturgia. Credo che questi suoi scritti si inseriscano nel dibattito,
nel cammino che la scienza liturgica sta percorrendo e si propongano come scritti
di un interlocutore certamente valido. Il Papa mette in guardia da tante cose: per
esempio, in maniera molto forte, dal rischio di una celebrazione autoreferenziale,
che può venire tanto per la cura di un estetismo vuoto, come per la caduta in forme
di intrattenimento, di autocompiacimento. Credo che agli scritti del teologo Ratzinger
- questi scritti appartengono a questa fase della sua vita – stia a cuore semplicemente
la cura perché la liturgia sia se stessa. D. – Prof. Girardi, il
cardinale Tarcisio Bertone nella prefazione al volume sottolinea la capacità comunicativa
del Papa che sa rivolgersi non solo alla fede del credente ma anche alla ragione di
ogni uomo. Quindi un libro per tutti?
R. – Certamente è un libro impegnativo,
proprio perché il Papa coniuga sempre fede e ragione. Occorre, però, veramente riconoscere
un grande merito: c’è una capacità comunicativa, argomentativa, una chiarezza espositiva
che è invidiabile, che rende certamente questo volume molto più facilmente accessibile
ai lettori. (ap)