Missionari in Congo: sospendere le attività estrattive, danno per i produttori
onesti
Un decreto di sospensione delle attività estrattive sta creando diversi problemi ai
produttori onesti e rispettosi della legge delle regioni orientali della Repubblica
Democratica del Congo. La denuncia arriva all'agenzia Fides dalla Rete Pace per il
Congo, promossa dai missionari attivi nel Paese, secondo la quale il documento firmato
il 10 settembre 2010 dal Presidente Kabila, che interrompe lo sfruttamento e l’esportazione
di minerali dalle tre province del nord e sud Kivu e di Maniema, di fatto non ha bloccato
lo sfruttamento illegale delle risorse naturali, uno dei principali problemi del Paese.
Inoltre il progetto di tracciabilità dello stagno proveniente dalle miniere congolesi
è in una “situazione critica”, soprattutto con l’avvicinarsi della scadenza del primo
aprile prossimo fissato dalla legge americana, che proibirà il commercio dei cosiddetti
“minerali di sangue”. L’organizzazione dei produttori di stagno (Itri-International
tin research institute) ha detto che finché durerà la sospensione delle attività è
impossibile procedere nello sviluppo di tale sistema di tracciabilità. “Certo è necessario
lottare contro la frode e il contrabbando minerario sotto tutte le loro forme – ha
detto Kay Nimmo, la direttrice dello sviluppo dell’organizzazione – tuttavia vari
gestori artigianali del settore che funzionano con autorizzazioni statali e pagano
le tasse, non comprendono perché siano oggi trattati allo stesso modo di quei banditi
ben identificati anche dall’Onu. Ci si chiede dunque – ha concluso – perché tali banditi
non siano stati fatto oggetto di un’ordinanza ministeriale da parte dell’Onu”. (R.B.)