2011-02-16 13:50:31

Messico. Il nunzio: il Papa è preoccupato della violenza nel Paese


“Papa Benedetto è molto preoccupato per la violenza in Messico”: così mons. Cristophe Pierre, nunzio apostolico nel Paese centramericano, ha parlato in un recente incontro con gli studenti di varie università d’ispirazione cristiana cui ha preso parte anche mons. José Guadalupe Martín Rábago, arcivescovo di León. In Messico secondo la Costituzione varata nel 1917, l’istruzione deve essere “laica, gratuita e obbligatoria”, ma ciò è stato interpretato in chiave antireligiosa, ovvero anticattolica (il Messico è il secondo Paese per numero di cattolici al mondo dopo il Brasile) con il risultato che alla Chiesa è proibito avere istituti di istruzione. “Il Messico, in base al censimento del 2010, è per l’88% un Paese cattolico – ha proseguito il nunzio – ma sembra aver relegato Dio in un angolo”. Il presule sottolinea all’agenzia Zenit la necessità di tornare a utilizzare con i giovani, schemi di educazione che includano i valori universali e ha ricordato che la missione della Chiesa è proprio quella di contribuire a educare la popolazione: “Il Santo Padre dice che il giovane oggi vive nella società e bisogna aiutarlo a incontrare e percepire la sua umanità – ha aggiunto – non crescerà se si chiude in se stesso, ma bisogna offrirgli la possibilità di incontrare Cristo, un Cristo che ama”. Un altro problema è di attualità in Messico in questo periodo: il Presidente del Guatemala, infatti, secondo quanto riferisce l'agenzia Misna, ha chiesto al governo messicano di concedere permessi temporanei ai centroamericani che devono attraversarne il territorio per raggiungere gli Stati Uniti. Ogni anno, infatti, tra i 200 e i 300mila migranti privi dei necessari documenti provano ad attraversare il confine tra Messico e Usa. “Trovare un modo sicuro e valido di legalizzare i migranti e rafforzare il nostro rapporto con le reti sociali che accolgono gli immigrati”, ha detto il capo dello Stato del Guatemala, Alvaro Colom, riconoscendo “l’importante lavoro” svolto dalle decine di case di accoglienza messicane gestite per la maggior parte da sacerdoti cattolici. (R.B.)







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