Denuncia delle organizzazioni umanitarie: bambini-soldato in 24 Paesi
In occasione della Giornata internazionale contro l’utilizzo dei minori soldato appena
celebrata il 13 febbraio scorso, un gruppo di organizzazioni si sono mobilitate per
chiedere agli Stati che ancora non lo hanno fatto di ratificare il Protocollo facoltativo
della Convenzione dei diritti del bambino e della bambina sulla partecipazione dei
minori ai conflitti armati, che allo stato attuale è lo strumento giuridico di protezione
più importante per i minori in situazione di guerra. Finora il documento è stato ratificato
in 134 Paesi; 23 lo hanno firmato ma non ratificato e 35 si rifiutano anche di firmarlo.
Le organizzazioni che hanno denunciato gravi violazioni dei diritti dei minori, si
sono unite alla campagna delle Nazioni Unite “Nessuno minore di 18/Zero under 18”:
l’iniziativa, infatti, mira a portare a 18 anni l’età minima per la partecipazione
diretta alle ostilità, che finora è fissata a 15 anni. È impossibile, precisa la Zenit,
stabilire con precisione il numero di bambini e bambine soldato, di certo si sa che
vengono utilizzati in almeno 24 Paesi come il Ciad, in cui giovani fra i 13 e i 17
combattono al fronte mentre i minori di 10 vengono usati come messaggeri. In altri
Paesi come Afghanistan, Burundi, Costa d’Avorio, Liberia, Repubblica democratica del
Congo e Sud Sudan sono stati attivati programmi di smobilitazione e reinserimento.
La maggior parte dei bambini soldato, infine, è costretta a essere testimone dell’assassinio
dei propri familiari, è vittima di maltrattamenti e violenze sessuali, viene drogata
per vincere la paura dell’avversario e usata come carne da cannone. (R.B.)