Sbarchi di immigrati sulle coste italiane: Maroni chiede l’aiuto dell’Europa
Il ministro degli Interni, Maroni, torna a chiedere la collaborazione dell’Europa
per fronteggiare la situazione: negli ultimi giorni sulle coste siciliane sono arrivate
circa 5mila persone ed è stata decisa la riapertura del centro di accoglienza di Lampedusa.
La commissaria Ue, Malmstrom, sostiene però che sabato scorso l’offerta di aiuto è
stata rifiutata. Ma Maroni nega. Intanto, la Tunisia si dice pronta a cooperare ma
ha respinto la proposta italiana di inviare propri agenti presso le coste tunisine
per fermare la partenza degli immigrati. E alcuni testimoni hanno riferito all’Ansa
che cinque persone sono morte ed altre 17 sono disperse, dopo un naufragio avvenuto
nella notte tra sabato e domenica al largo di Zarzis, la località da cui in questi
giorni sono partite per l'Italia migliaia di persone. Il servizio di Debora Donnini.
L’Italia
chiede aiuto all’Europa per fronteggiare la situazione dopo gli sbarchi degli ultimi
giorni. Nel centro di Lampedusa, riaperto ieri per l’emergenza, hanno trovato accoglienza
2150 persone. Oggi ci sono stati nuovi arrivi. 11 migranti sono stati fermati a Pantelleria
e 16 sono stati soccorsi da una motovedetta a largo delle coste ragusane. Altre 30
persone sono state rintracciate nel Salento. E’ dunque alta la preoccupazione in Italia.
Parla di un nuovo ’89 il ministro Maroni paragonando quanto avvenuto nel Maghreb alla
caduta del Muro di Berlino. Maroni chiede quindi ''una convocazione urgente'' del
Consiglio Europeo dei capi di Stato e di governo per ''darsi una strategia'' per far
fronte agli sbarchi di persone che provengono dal Nord Africa. E ribadisce la proposta
italiana di mandare contingenti per aiutare la Tunisia a controllare le coste. Da
parte sua il governo di transizione tunisino si è detto pronto a collaborare ma ha
respinto “categoricamente qualsiasi interferenza negli affari interni”. Intanto c’è
tensione fra Italia e Unione europea sull’emergenza. La Commissione Ue ''e' pronta
ad aiutare l’Italia e si dichiara ''molto sorpresa'' per le accuse di risposta ''lenta
e burocratica'' riportate dalla stampa italiana, ha dichiarato il portavoce della
commissaria Ue Cecilia Malmstrom riferendo anche che sabato scorso le autorità italiane
avevano detto di non aver bisogno di aiuto. Maroni però nega. Comunque oggi l’Alto
rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton, incontrerà in Tunisia
il primo ministro Gannouchi che in serata vedrà anche il ministro degli Esteri italiano.
Frattini ha sottolineato l’importanza dei pattugliamenti delle coste africane che
fino ad un mese fa avevano portato a zero l’immigrazione clandestina. Ma chi sono
gli immigrati che stanno arrivando? Massimiliano Menichetti lo
ha chiesto a Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto Commissariato
dell’Onu per i Rifugiati.
R. – Giovani dai 18 ai 30 anni, alcuni arrivano
per motivi economici, perché cercano lavoro, altri vengono perché erano vicini all’establishment
di Ben Ali e quindi temono di essere oggetto di persecuzione, altri hanno paura per
disordini, bisognerà valutare caso per caso. Quello che è sicuro è che a Lampedusa
è una situazione senza precedenti.
D. – Dopo alcune valutazioni il centro
di prima accoglienza sull’isola è stato riaperto...
R. – L’apertura
del centro è sicuramente una buona notizia e aiuterà anche ad alleviare questa situazione,
però sicuramente bisognerà anche accelerare il ritmo dei trasferimenti.
D.
– Il ministro Maroni ha ipotizzato decine di migliaia di arrivi...
R.
– E’ difficile fare previsioni, certo è che quando ci sono situazioni come quella
in Tunisia è anche fisiologico che ci possano essere delle fughe. Sicuramente è un
momento in cui bisogna essere molto vigili, molto attenti e considerare questa situazione
geopolitica del Nord Africa, con particolare attenzione. La situazione va gestita
in collaborazione con altri Paesi, con l’Unione europea.
Ma come sono
in questo momento i rapporti degli immigrati con la popolazione di Lampedusa? Fabio
Colagrande lo ha chiesto a donStefano Anastasi,
parroco di San Gerlando a Lampedusa.
R. – I rapporti sono buoni sino
ad ora, perché credo che quello che è prevalso da ambedue le parti è stato fin dal
primo momento il buon senso. Sia da parte loro che arrivavano in uno stato di disagio
e sia da parte nostra che abbiamo ricevuto i flussi nell’arco di così poco tempo.
Considerate che per ogni notte sono arrivate mille persone, per quattro notti consecutive.
Noi siamo una popolazione di cinque mila abitanti, l’unica cosa che abbiamo potuto
fare all’inizio, considerato che il centro era chiuso è stato mettere a disposizione
sia i locali della parrocchia, sia alcuni locali comunali messi a disposizione dall’Amministrazione.
(ma)