Pakistan. Asia Bibi e campagna anti-blasfemia: Onu e Usa "seguano il Papa"
Il nuovo governo del Pakistan “si impegni per l’autentico rispetto dei diritti umani
nel Paese e per la tutela dello stato di diritto”: è quanto chiede la “Fondazione
Masihi”, al nuovo esecutivo pakistano, dopo il rimpasto operato dal premier Raza Gilani.
La Fondazione si occupa della difesa e della protezione delle minoranze religiose
e attualmente fornisce assistenza legale e materiale ad Asia Bibi, la prima donna
pakistana condannata a morte con l’accusa di blasfemia. Nel governo è stato confermato
il Ministero per le Minoranze Religiose, ma la sua opera si annuncia piuttosto difficile:
“Cosa potrà fare il Ministro Shahbaz Bhatti, se il governo di cui fa parte ha detto
apertamente che non intende muovere un dito, ad esempio, per modificare la controversa
legge sulla blasfemia?”, afferma Haroon Barket Masih, presidente della Fondazione
Masihi. “Ci si trova, dunque, in una fase di stallo. Chiediamo alla comunità internazionale,
alle Nazioni Unite, agli Stati Uniti e all’Europa di guardare con attenzione alla
condizione delle minoranze in Pakistan e di fare pressioni sull’esecutivo pakistano
affinché promuova il pieno rispetto dei diritti umani. Auspichiamo che i capi di stato
come il presidente Obama e i leader europei seguano l’esempio di Papa Benedetto XVI
che ha parlato apertamente in favore di Asia Bibi e per l’abolizione della iniqua
legge sulla blasfemia”. Secondo l’agenzia Fides il Ministro Bhatti, in carica dal
2008, ha contribuito, nonostante le difficoltà, a tenere alta l’attenzione dell’opinione
pubblica sullo status delle minoranze religiose e ha promosso diverse iniziative favorevoli.
Ha infatti ottenuto che fossero riservati alle minoranze il 5% dei posti nei dipartimenti
governativi e 4 seggi nel Senato; ha ottenuto il riconoscimento ufficiale delle festività
religiose; ha fatto costruire sale di preghiera non musulmane nelle carceri; ha aiutato
i cristiani degli slum nelle loro battaglie legali per il diritto di proprietà; ha
fornito assistenza legale e materiale alle vittime della violenza e della legge sulla
blasfemia; ha creato in tutto il paese delle “Commissioni distrettuali interreligiose”,
al fine di promuovere l’armonia e la sensibilizzazione sul tema della libertà religiosa;
ha creato, infine, una linea telefonica di emergenza per assistere le minoranze religiose
nei momenti di crisi. Ultimamente si è impegnato direttamente per il caso di Asia
Bibi, affermando, in un rapporto sottoposto al Presidente del Pakistan Ali Zardari,
la falsità delle accuse rivolte alla donna. Ha inoltre parlato apertamente contro
la legge sulla blasfemia, chiedendone la revisione, e attirandosi così minacce di
morte da parte di gruppi radicali islamici. (M.R.)