2011-02-14 15:07:30

Dilagno le rivolte nei Paesi arabi, dall'Algeria allo Yemen


Non si ferma l’onda lunga delle rivolte nei Paesi del mondo arabo, dove vengono chiesti più diritti e democrazia. L’effetto domino ha contagiato da giorni Algeria, Yemen, Bahrein e Mauritania. In Tunisia, poi, la situazione è ancora lontana dal ritorno alla normalità dopo le dimissioni del ministro degli Esteri del governo di transizione. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

I focolai della rivoluzione egiziana contagiano il mondo arabo. "Dopo Mubarak, Ali" urlava la folla questa mattina nella capitale dello Yemen, Sana'a. Manifestazioni anche nella città industriale di Taiz dove le forze di sicurezza hanno sparato proiettili in aria per disperdere la folla. Le manifestazioni vanno avanti da giorni nonostante il presidente Ali Abdallah Saleh, al potere da 32 anni, abbia annunciato l’apertura di un dialogo con le opposizioni, impegnandosi a non ricandidarsi per un altro mandato e di non passare il potere a suo figlio. Tensione ancora alta anche in Algeria dopo le proteste di sabato scorso. Oggi il ministro degli Esteri ha ribadito che a giorni sarà revocato lo stato di emergenza in vigore da 19 anni ma ha precisato che la situazione non è quella dell’Egitto. E sempre oggi in Baharein si svolge la “giornata della rabbia” indetta dall’opposizione sciita. Al momento si registrano 14 feriti in scontri fra manifestanti e polizia. A scendere in piazza in Mauritania sono invece i sindacati, che ieri hanno manifestato per l’aumento dei salari. “Resteremo mobilitati fino all'apertura dei negoziati”, ha detto il presidente della Confederazione generale dei lavoratori. In tutti questi Paesi assistiamo allo scontro tra strutture politiche autoritarie e istanze emergenti della popolazione. I Paesi non interessati dalla rivolta seguono comunque con attenzione l’evolversi della situazione che sarà al centro dei lavori del prossimo vertice della lega araba del 29 marzo a Baghdad. Interessato agli eventuali risvolti politici anche lo stato di Israele: il primo ministro Netanyahu ha detto che i militari israeliani si dicono “pronti ad ogni evenienza”, perché “la pace con i nostri vicini si basa sull'esercito israeliano”. “Un terremoto sta scuotendo il mondo arabo e musulmano e non sappiamo come andrà a finire”, ha poi commentato il premier dello stato ebraico.








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