Il Papa alla Fraternità San Carlo: nell’amicizia con Gesù, il sacerdote trova le energie
per prendersi cura degli uomini
Un appassionato discorso sull’importanza del sacerdozio nella vita della Chiesa e
del mondo: è quello pronunciato stamani da Benedetto XVI ai partecipanti all’Assemblea
generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, in occasione
del 25.mo anniversario della nascita. Il Papa ha ricordato la sua “lunga amicizia”
con don Luigi Giussani, sottolineando come la Fraternità testimoni “la fecondità del
suo carisma”. Quindi, ha invitato seminaristi e sacerdoti ad alimentare la propria
fede con la preghiera e la vita in comune. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Il sacerdozio
ha bisogno di “rinnovarsi continuamente, ritrovando nella vita di Gesù le forme più
essenziali del proprio essere”: è l’esortazione di Benedetto XVI nell’udienza ai membri
della Fraternità San Carlo, fondata da mons. Massimo Camisasca 25 anni fa. Nel suo
discorso, il Papa ha innanzitutto ribadito che “il sacerdozio cristiano non è fine
a sa stesso”. Esso, ha infatti sottolineato, “è stato voluto da Gesù in funzione della
nascita e della vita della Chiesa”:
“La gloria e la gioia del sacerdozio
è di servire Cristo e il suo Corpo mistico. Esso rappresenta una vocazione bellissima
e singolare all'interno della Chiesa, che rende presente Cristo, perché partecipa
dell’unico ed eterno Sacerdozio di Cristo. La presenza di vocazioni sacerdotali è
un segno sicuro della verità e della vitalità di una comunità cristiana.
Ed
ha soggiunto che “non vi è crescita vera e feconda nella Chiesa senza un'autentica
presenza sacerdotale che la sorregga e la alimenti”. Ha così messo l’accento sull’importanza
della meditazione e della preghiera da vivere come “dialogo con il Signore risorto”.
Ed ha rivolto il pensiero al “valore della vita comune”, non solo come risposta alle
urgenze del momento quali la carenza di sacerdoti. Il Papa si è infatti riferito innanzitutto
al significato teologico della realtà della comunione:
“La vita comune
è infatti espressione del dono di Cristo che è la Chiesa, ed è prefigurata nella
comunità apostolica, che ha dato luogo ai presbiteri. Nessun sacerdote infatti amministra
qualcosa che gli è proprio, ma partecipa con gli altri fratelli a un dono sacramentale
che viene direttamente da Gesù”.
La vita comune, ha proseguito,
esprime allora “un aiuto che Cristo dà alla nostra esistenza”. Vivere con altri, ha
osservato, “significa accettare la necessità della propria continua conversione e
soprattutto scoprire la bellezza di tale cammino, la gioia dell'umiltà, della penitenza,
ma anche della conversazione, del perdono vicendevole, del mutuo sostegno”. Il Papa
ha concluso il suo intervento riaffermando che “nessuna autentica vita comune è possibile
senza la preghiera”:
“Occorre stare con Gesù per poter stare con
gli altri. È questo il cuore della missione. Nella compagnia di Cristo e dei fratelli
ciascun sacerdote può trovare le energie necessarie per prendersi cura degli uomini,
per farsi carico dei bisogni spirituali e materiali che incontra, per insegnare con
parole sempre nuove, dettate dall'amore, le verità eterne della fede di cui hanno
sete anche i nostri contemporanei”.