Il commento al Vangelo della domenica del teologo, padre Bruno Secondin
Nella sesta Domenica del tempo ordinario, il Vangelo presenta il brano di Matteo nel
quale Gesù, soffermando con gli Apostoli sui precetti della legge mosaica, dice fra
l’altro:
“Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti;
non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non
siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno,
senza che tutto sia compiuto”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo
il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale
alla Pontificia Università Gregoriana:
Continuità
ma anche superamento, propone Gesù oggi di fronte alle molte prescrizioni della legge
mosaica. Nel lungo brano del Vangelo – che fa sempre parte del discorso della montagna
– per sei volte appare il ritornello: “Fu detto… ma io vi dico…”. Non una maggiore
severità o nuove norme per schiacciare ancor di più, ma una nuova interiorità, o con
le parole stesse di Gesù: “Per un giustizia superiore”, che abiti nel cuore e non
solo nelle formalità.
In questa giustizia, che è riflesso della bontà
fedele e generosa di Dio Padre, sta la continuità e anche la novità rispetto alle
tradizioni e alle norme consolidate. È una logica di fondo che a volte sembrava smarrita
nel groviglio delle prescrizioni dettagliate e severe. E invece andava recuperata,
come fedele obbedienza alla volontà di Dio, di cui la legge era pallido segnale, storpiato
da meschine determinazioni concrete e da una miriade di precetti che soffocavano e
incutevano paura.
Il rispetto della vita, l’offerta all’altare, la riconciliazione,
lo sguardo limpido e non impudico, la fedeltà coniugale, il giuramento e mille altre
prescrizioni, vanno riportati alla radice: come richiamo alla bontà di Dio, che in
queste situazioni vi si deve riflettere, per un autentico cammino di vita. Tutto ritorna
al cuore. Se davvero Dio abita il nostro cuore, cammineremo verso la libertà autentica.