2011-02-12 15:17:49

Egitto, iniziato il dopo Mubarak, poteri all’esercito. Mons. Fitzgerald: momento storico


Primo giorno del dopo-Mubarak in Egitto. Diverse migliaia di persone da oggi all’alba erano ancora in piazza Tahrir, fulcro della protesta di questi giorni, dopo aver festeggiato tutta la notte le dimissioni del presidente. A dare l’annuncio, ieri alle 17, era stato in diretta tv il vicepresidente, Suleiman, che aveva così sancito il passaggio di potere alle Forze armate. L'esercito ha fatto sapere di essere “consapevole della pericolosità della situazione” e ha garantito che agirà “per venire incontro alle richieste dei cittadini”. Da un carcere del Cairo, intanto, è arrivata la notizia dell’evasione di 600 detenuti. Il servizio di Linda Giannattasio:RealAudioMP3

Il dopo Mubarak è iniziato. L’Egitto si prepara a una fase di transizione dopo la svolta, giunta ieri alle 17 del pomeriggio, quando il vicepresidente Suleiman ha annunciato le dimissioni del capo dello Stato. Dopo trent’anni di potere, ha vinto la protesta della piazza, che da 18 giorni chiedeva al presidente di lasciare e al governo di avviare riforme subito. Immediate le reazioni internazionali: il presidente Usa loda la “forza morale della non violenza”.“Spetta ora all'esercito – dice – assicurare un passaggio di poteri credibile e pacifico e tutelare i diritti dei propri cittadini''. Obama sa che il Medio Oriente non sarà lo stesso e auspica “libertà e democrazia”. Appello all’esercito anche da Teheran, che chiede però che la rivolta divenga rivoluzione islamica. Soddisfatta anche Hamas. Il rischio di una deriva fondamentalista dell’Egitto emerge in tutta la stampa occidentale. L’ago della bilancia sembra ormai essere l’esercito. Di questo non parla il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, che oggi ha però annunciato di voler lasciare l’incarico. Intanto, al Cairo l’esercito sta smantellando le barricate, mentre il coprifuoco in vigore dall'inizio della rivolta è stato ridotto, da mezzanotte alle 6 del mattino. Mercoledì scorso, in programma anche la riaperture della Borsa. Su Internet continua il tam-tam, stavolta per chiedere ai protagonisti delle proteste di partecipare anche al dopo rivolta, a partire dalla ripulitura delle strade. I media del Levante arabo, dal canto loro, esaltano la ''vittoria del popolo egiziano'' e la ''caduta del dittatore''. Tra loro il coro è unanime, nessuna eccezione.

E proprio l’esercito è stato il grande protagonista della crisi egiziana, che ha portato alla caduta del presidente Mubarak. Ai militari è stato ora affidato il potere di gestire il processo di transizione. A Paolo Mastrolilli, inviato del quotidiano La Stampa al Cairo, Stefano Leszczynski ha chiesto se non via sia ora il pericolo strisciante di un golpe militare:RealAudioMP3

R. – In sostanza, il potere è passato adesso dalle mani di un ex generale, Mubarak, alle mani di una giunta militare. Hanno promesso che utilizzeranno questo potere per favorire la transizione dell’Egitto verso una democrazia pacifica e compiuta. I ragazzi della protesta e i partiti dell’opposizione hanno salutato questo passo in maniera positiva, perché al momento si fidano dell’esercito e ritengono che non farà un colpo di Stato, non terrà il potere per sé.

D. – Anche perché Amr Moussa ha annunciato che si dimetterà dalla Lega araba...

R. – Amr Moussa ha delle ambizioni personali. Non ha escluso di candidarsi alla presidenza e potrebbe essere un uomo di compromesso fra il vecchio regime, i militari e i giovani della protesta. Lo stesso Moussa, in un’intervista, ci ha detto che gli eventi che abbiamo visto accadere in Egitto hanno un impatto su tutto il mondo arabo. Ritiene che sia effettivamente iniziato un movimento che può cambiare l’intero mondo arabo, per quello che riguarda appunto la gestione politica di questi Paesi e questo, naturalmente, è uno sviluppo molto importante. Uno sviluppo al quale dobbiamo prestare molta attenzione.

D. – Qual è, oggi, l’atteggiamento degli egiziani nei confronti dell’Europa e dell’Occidente in generale?

R. – Devo dire che in tutta questa protesta non ci sono stati forti connotati antioccidentali o antiamericani. Non si sentivano degli slogan contro gli Stati Uniti o contro i Paesi europei. Certamente, qui in Egitto, erano tutti consci del fatto che il regime di Mubarak era sopravvissuto grazie al sostegno degli Stati Uniti e dell’Europa, che secondo l’interpretazione dei membri della protesta l’avevano appoggiato soprattutto a causa dello spauracchio, del timore che il fondamentalismo islamico si potesse impossessare del Paese. Ora c’è un po’ di risentimento nei confronti degli occidentali, forse perché non hanno appoggiato con convinzione la protesta dal principio. Naturalmente, questo è un Paese che adesso si sta rifondando: il rapporto con gli occidentali resta importante, ma potrebbe svilupparsi adesso in una nuova luce, in una nuova chiave.

D. – Insomma, ci vorrà ancora qualche giorno per capire, più o meno, in che direzione andrà l’Egitto...

R. – Sì, queste sono ore decisive. Si tratta di capire come intende muoversi la giunta militare per la transizione del potere. Sono già cominciate le riunioni di costituzionalisti e di giuristi per cercare di identificare i cambiamenti della Costituzione necessari per favorire questa transizione. Bisogna aspettare un po’ per vedere in che maniera, dal punto di vista pratico, prende forma questo passaggio dei poteri, questo cambiamento epocale del Paese. (vv)

"Un momento storico": così ha definito la giornata trascorsa in Egitto, l'arcivescovo Michael Fitzgerald, nunzio apostolico nel Paese, al microfono di Chris Altieri:RealAudioMP3

R. – Credo che il presidente Mubarak, prima di arrivare alle sue dimissioni, abbia voluto preparare questo momento, affidando al vice presidente, Omar Suleiman, il compito di vegliare sulla riforma costituzionale. E’ stato costituito un Comitato proprio per esaminare i diversi articoli della Costituzione, cercando così di preparare nuove elezioni presidenziali. Spero anche che il consiglio dell’esercito continui su questa strada, riuscendo anche a dare risposta alle domande del popolo: richieste che non sono soltanto sulla libertà politica, ma che riguardano anche temi sociali. Abbiamo assistito a scioperi di lavoratori e ci sono domande legittime, come è stato detto. Il popolo è molto contento: c’è una atmosfera di gioia che coinvolge non soltanto i giovani, ma anche le famiglie che oggi si sono recate in piazza. E’ un momento veramente storico per il popolo egiziano. Speriamo e preghiamo che questo porti frutti al Paese. (mg)







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