La Radio Vaticana compie 80 anni. Presentate le celebrazioni ufficiali ai Musei Vaticani
La Radio Vaticana “è una grande famiglia che non conosce frontiere”. E’ quanto ha
affermato il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della
Città del Vaticano, intervenendo alla conferenza di presentazione delle celebrazioni
per l’80.mo anniversario dell’emittente pontificia. L'evento si è svolto ieri presso
i Musei Vaticani, che ospiteranno fino a febbraio 2012 uno spazio espositivo che pone
all’attenzione del grande pubblico la natura della Radio Vaticana, la sua storia,
la sua complessa struttura e organizzazione e le molteplici attività multimediali
che attualmente svolge. Sono intervenuti alla presentazione, il Direttore dei Musei
Vaticani, il prof. Antonio Paolucci che ha introdotto l'incontro, mons. Peter Brian
Wells, Assessore per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, e il Padre Federico
Lombardi s.j., Direttore generale della Radio Vaticana. “Nella molteplicità delle
culture e delle lingue in cui trasmette la Radio Vaticana – ha osservato il cardinale
Lajolo, citando le parole pronunciate da Benedetto XVI nella sua visita alla Radio
cinque anni fa – tutti sono fratelli e sorelle, e così rappresentano una grande forza
per la pace”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
E’ il 1931
e sono passati due anni dalla fondazione del nuovo Stato della Città del Vaticano.
In questo contesto – ha ricordato il cardinale Giovanni Lajolo
- nasce la Radio Vaticana:
“Nel secondo anniversario della nascita dello
Stato, 12 febbraio del 1931, il Papa inaugura la nuova Stazione. La Città del Vaticano
ha così uno strumento proprio di telecomunicazioni che la rende sovrana e autonoma
in questo campo, potendo sviluppare servizi radiotelegrafici e radiotelefonici propri”.
Gli
anni della nascita della Radio sono segnati in particolare dall’affermazione di totalitarismi
oppressivi e negatori della libertà religiosa:
“La Radio si presenta
allora come lo strumento più adatto, spesso l’unico, per diffondere un messaggio di
fede e di libertà capace di superare le frontiere che sono state chiuse, e di entrare
nelle case e nei luoghi dove si continua a coltivare – spesso nascostamente e talvolta
perfino a rischio della propria vita – la speranza di tempi migliori”.
Il
porporato ha ricordato che, dopo il grande evento del Concilio Vaticano II, la Radio
viene chiamata e incoraggiata a continuare a partecipare sempre più efficacemente
“alla missione di evangelizzazione e di guida morale del papato nel mondo di oggi”.
Proprio sulla missione dell’emittente pontificia, al servizio dell’annuncio del Vangelo,
si è soffermato padre Federico Lombardi, direttore generale della
Radio Vaticana. La comunità dell’emittente del Papa è chiamata a collaborare con il
Santo Padre ed il suo compito specifico – ha affermato padre Lombardi – riguarda il
“come comunicare”:
“Come comunicare efficacemente, in un linguaggio
chiaro e comprensibile, in modo da raggiungere tante persone, arrivare alla loro mente,
al loro cuore, possibilmente toccarlo. E per questo bisogna assimilare il messaggio
che si riceve, farlo proprio, per poterlo esprimere in modo vissuto e credibile, con
le lingue, i generi espressivi e le tecnologie adatte”.
Sono molteplici
le vie e le modalità attraverso cui oggi si diffonde il messaggio della Radio Vaticana.
Alle antenne e alle onde si sono aggiunti i collegamenti satellitari, Internet e la
fioritura di nuove applicazioni. Questa pluralità - ha detto padre Lombardi - suscita
una domanda:
“Siamo ancora una ‘radio’? O non siamo piuttosto una grande
comunità di comunicatori e tecnici al servizio della missione del Santo Padre, che
– coinvolta nelle grandi trasformazioni dell’era digitale – cerca di usare le vie
migliori per comunicare, in collaborazione con tutti quelli che possono contribuire
a tale missione? Forse siamo piuttosto questo”.
Questa comunità di
comunicatori e tecnici è internazionale e multiculturale. La Radio Vaticana probabilmente,
con 40 lingue e 15 alfabeti diversi, è l’emittente internazionale oggi con il numero
maggiore di lingue usate:
“Noi ne siamo fieri e consideriamo questa
varietà linguistica una ricchezza per la Santa Sede, un segno della universalità della
Chiesa cattolica e del suo apprezzamento per le diverse culture, anche se a volte
piccole o addirittura marginali dal punto di vista della grande geopolitica”.
La
difesa della varietà linguistica e culturale fa dunque parte del Dna della Radio Vaticana.
Un’altra caratteristica della vocazione della comunità di lavoro dell’emittente pontificia
– ha ricordato Padre Lombardi - è quella di cercare di raggiungere tutti, in particolare
quanti sono in difficoltà o lontani dalle grandi possibilità di comunicazione:
“Noi
pensiamo di dover servire ricchi e poveri, liberi e oppressi, giovani e vecchi. E
pensiamo naturalmente di dover essere ascoltati o visitati, ma l’imperativo del servizio
ecclesiale per noi passa decisamente avanti a quello del solo numero dell’audience.
Anche se gli ascoltatori somali saranno sempre pochissimi, sono talmente poveri di
sostegni che noi pensiamo di non doverli abbandonare”.
Mons. Peter
Bryan Wells, rappresentante della Segreteria di Stato alla presentazione
di ieri, ha infine sottolineato che, nell’era dei nuovi strumenti di comunicazione
e delle nuove opportunità tecnologiche, l’emittente del Papa deve essere sempre di
più una voce aperta al mondo:
“Radio Vaticana deve essere la voce della
Chiesa per contrastare quelli che affermano che la Chiesa non è capace di rinnovarsi
al suo interno, dimostrando invece la indefessa volontà di purificazione manifestata
dal Suo Supremo Pastore. Radio Vaticana deve essere la voce che promuove la libertà
religiosa nel pianeta. Radio Vaticana deve essere la voce che chiama al dialogo e
alla concordia in un mondo che fa sempre più ricorso all’odio e alla violenza per
risolvere i conflitti”.
Per la Radio Vaticana, quindi, è indispensabile
continuare ad adattarsi ai nuovi mezzi di comunicazione per essere il “motore di nuove
forme di coscienza, di consapevolezza, di una nuova cultura”.