Vescovi indonesiani: predicatori fondamentalisti cristiani fomentano le violenze interreligiose
Alla radice delle violenze di Temanggung - dove sono state attaccate tre chiese -
“vi è il malumore, la disarmonia, il disagio, la violenza verbale propagata dai predicatori
cristiani fondamentalisti”: è quanto spiega all’agenzia Fides padre Benny Susetyo,
segretario esecutivo della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza
episcopale dell’Indonesia. “Si tratta di predicatori cristiani protestanti, spesso
improvvisati, di denominazione evangelista e pentecostale, che non hanno rispetto
per le altre religioni. La loro predicazione e il loro linguaggio sono tipici delle
sette: ‘l’islam è il male”, ‘convertitevi o andrete all’inferno’. Tutto questo genera,
fra la popolazione, rabbia e odio, che poi esplodono nella violenza anticristiana”.
E’ quanto è accaduto a Temanggung, dove Antonius Richmond Bawengan, il cristiano accusato
e messo in carcere per blasfemia, era un cristiano che non aveva avuto remore nel
diffondere materiale offensivo verso l’islam. “D’altro canto – nota padre Susetyo
– vi sono gruppi estremisti islamici, di ideologia wahabita, che costituiscono l’altra
faccia del problema. Sono entrambi piccoli gruppi, ma quando i fanatismi si scontrano,
tutta la società e tutti i credenti ne fanno le spese”. Tali gruppi di derivazione
cristiana protestante stanno portando avanti una massiccia campagna di proselitismo
a Giava occidentale e centrale, e in tutta l’Indonesia, causando la reazione stizzita
dei gruppi radicali islamici. Nel mezzo sta la Chiesa cattolica, che continua a portare
avanti un dialogo proficuo con le grandi organizzazioni musulmane indonesiane, come
Nadhlatul Ulama (60 milioni di aderenti) e Muhammadiyah (40 milioni), che hanno sempre
mostrato il volto pacifico dell’islam. Purtroppo, nota padre Benny Suseyto, con questi
gruppi non è possibile nemmeno instaurare un dialogo costruttivo, in quanto “sono
incontrollati e si rifiutano di partecipare alle grandi sessioni ufficiali di dialogo
interreligioso”, proprio come quella dei giorni scorsi, in occasione della “Settimana
per l’Armonia fra le Religioni”. In ogni caso, conclude padre Susetyo, “il governo
è assente e non fa nulla per fermare questi diversi estremismi, per proteggere i diritti
umani e tutelare lo spirito della Pancasila, che è alla base della convivenza pacifica
fra le religioni”. (R.P.)