Indonesia: chiese presidiate dopo gli attacchi, paura tra i cristiani
Agenti della polizia indonesiana presidiano le chiese cristiane per scoraggiare altre
violenze, all’indomani degli attacchi di Temanggung (nell’arcidiocesi di Semarang,
in Giava centrale). Fonti dell'agenzia Fides in Indonesia, esprimono “forti preoccupazioni
e timori nella comunità cristiana a Semarang, a Giacarta, ma anche in altre città
dell’arcipelago”. Un uomo, sospettato di essere fra i registi delle violenze, è stato
arrestato, ma non è stata resa nota la sua identità e la sua eventuale appartenenza
a un’organizzazione. Intanto il gruppo militante Islamic Defender Front (Fpi) ha negato
di essere coinvolto nei disordini. Il Presidente della Commissione per il Dialogo
interreligioso della Conferenza episcopale dell’Indonesia, mons. Petrus Canisius Mandagi,
ha dichiarato che “le minoranze religiose sono state lasciate senza alcuna protezione
dallo stato, chiedendo “un’ azione decisa” per fermare le violenze e invitando i fedeli
cristiani e non cadere nella spirale della vendetta ma a perdonare. Il Presidente
indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, criticato per l’inazione delle Forze dell’ordine,
ha ordinato ai capi regionali della polizia e dell’esercito di porre in atto un piano
di prevenzione. Il presidente si è impegnato pubblicamente a difendere la liberà di
religione. Alcuni gruppi che difendono i diritti umani, intanto, chiedono le dimissioni
del Ministro per gli Affari Religiosi, Suryadharma Ali, accusato di giustificare le
violenze, di avere ostacolato il progetto di revisione della vecchia legge sulla blasfemia
(del 1965) e di avere emesso nel 2008 un decreto restrittivo verso la “Ahmadiyah”,
legittimando le violenze contro il gruppo, considerato “eretico”. (R.P.)