In Campidoglio il presidente Napolitano rende l’ultimo omaggio a Giovanni Bollea
Commozione stamane nella camera ardente allestita in Campidoglio per l’ultimo omaggio
al prof. Giovanni Bollea, padre della neuropsichiatria infantile italiana, spentosi
domenica a Roma, all’età di 97 anni. Tra le autorità, il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano, accolto dal Sindaco Gianni Alemanno. “Grande scienziato e terapeuta”,
“grande educatore e comunicatore”, “protagonista del progresso civile e democratico”
del suo Paese. Così Napolitano nella nota di cordoglio per la scomparsa di Bollea,
lo studioso “che ha saputo aprire strade nuove alla conoscenza, allo sviluppo della
medicina e della sanità pubblica a tutela dell'infanzia.” Laureato in medicina nel
’38, specializzatosi a Losanna, in Svizzera, Bollea era rientrato nel dopoguerra in
Italia rivoluzionando la neuropsichiatria infantile, introducendo per la prima volta
la psicoanalisi, la psicoterapia di gruppo e il lavoro d’equipe nella storica clinica
universitaria della Sapienza a Roma, che oggi porta il suo nome. “Un’eredità che,
insieme ai suoi 250 lavori e pubblicazioni rimarrà – auspica Napolitano - di esempio
e di monito alla comunità scientifica e alle future generazioni.” Tanti i messaggi
di stima e affetto giunti da autorità, pazienti, amici e collaboratori. Proprio su
questi grava la più grande responsabilità di raccogliere l’eredità di Bollea, di proseguirne
il “sogno incompiuto di fondare in Italia la Psichiatria dell’Infanzia e dell’Addolescenza”,
sottolinea Gabriel Levi, che oggi dirige l’Istituto da lui fondato. Istituto a rischio
di tagli economici, che lotta per sopravvivere, privato degli assistenti sociali e
che certo non assolve bene ai suoi compiti, se ci sono liste di attesa fino a quattro
mesi per i ricoveri e le visite ambulatoriali. Spesso critico sull’indifferenza della
società e l’ignavia della politica verso l’infanzia, Bollea lamentava negli ultimi
anni della sua vita: “oggi si è perso il valore essenziale dell’amore verso gli altri,
bisogna tornare a valorizzarlo.” Si spera dunque che alle belle parole spese per la
morte di Giovanni Bollea seguano fatti concreti per tramandarne l’opera umana e scientifica.
(A cura diRoberta Gisotti)