2011-02-08 14:52:23

I vescovi filippini in visita ad Limina: no al piano di Manila per il controllo delle nascite, la povertà è causata da corruzione e ingiustizia


Con il gruppo di presuli ricevuti ieri dal Papa, in Vaticano torna in primo piano la situazione della Chiesa delle Filippine. I vescovi che si tratterranno fino al 19 febbraio in visita ad Limina fanno parte del secondo gruppo della Conferenza episcopale del Paese asiatico ospite a Roma, dopo che un primo gruppo era stato ricevuto da Benedetto XVI a cavallo tra novembre e dicembre scorsi e un terzo, e ultimo, lo sarà a fine mese. L’attuale visita coincide con un passaggio importante della vita della nazione: l’approvazione parlamentare del progetto di legge sulla salute riproduttiva, fortemente osteggiato dalla Chiesa locale. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Una lunga battaglia tra due opposte e inconciliabili visioni sta per giungere al suo atto finale. A giocarla, da un lato, i promotori del disegno di legge sulla salute riproduttiva, di impronta laicista, e dall’altro la Chiesa delle Filippine, che lo respinge senza appello. Il riflesso di questo confronto ormai annoso è giunto in Vaticano assieme alla preoccupazione dei presuli filippini che ancora nelle ultime settimane e negli ultimi giorni hanno assunto posizioni nette in merito, arrivando a prospettare una campagna di “disobbedienza civile” se la legge verrà approvata. Legge che, in sostanza promuove un programma di pianificazione familiare che invita le coppie a non avere più di due figli, sanziona il personale medico contrario all’aborto e favorisce la sterilizzazione volontaria.

Da parte loro, la Chiesa e le associazioni cattoliche sostengono invece il “Natural Family Programme” (Nfp), che mira a diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità basata sui valori cristiani. Il presidente della Conferenza episcopale filippina, mons. Nereo Odchimar, arcivescovo di Tandag, spiega al microfono di Lisa Zengarini come la Chiesa si stia muovendo per rafforzare questa sua proposta a livello politico e sociale:

“Nella loro opera di advocacy su questa, come su altre questioni, i vescovi stanno lavorando per intavolare un dialogo con il governo e per fare sentire la propria voce anche alla televisione. A questo scopo abbiamo deciso di avvalerci della consulenza di laici competenti e impegnati su questo fronte, perché ci sono campi in cui i vescovi non hanno le competenze necessarie per parlare: come la demografia, l’economia, la medicina, in particolare quando si parla di farmaci abortivi. (…). Ci sono forti lobby economiche che premono sul Congresso per l’approvazione della RH Bill, quindi abbiamo promosso una vasta campagna di informazione”.

In questa sua azione, la Chiesa delle Filippine può contare sull’appoggio del presidente, Beniño Aquino, che nei giorni scorsi aveva annunciato una revisione dei punti più controversi della legge. Al punto attuale, il progetto originario è stato “congelato” e ripresentato in una nuova veste come “legge sulla paternità e la maternità responsabili”, il quale tuttavia mantiene le norme più controverse sull’uso dei contraccettivi considerati abortivi, la sponsorizzazione della legge nelle scuole e il divieto di obiezione di coscienza per i medici. Afferma ancora mons. Odchimar:

“Quello che si vuole fare passare è l’idea che la sovrappopolazione sia la causa principale della povertà nelle Filippine. In realtà ci sono altre cause (…) come la corruzione (…) o l’iniqua distribuzione delle risorse. Il nostro è un Paese agricolo e non è stata data abbastanza attenzione alla nostra agricoltura (…) con il risultato di una massiccia emigrazione dalle campagne verso le grandi città come Manila e la conseguente nascita di slum e periferie degradate. Questa immagine drammatica della gente negli slum è stata presentata come la conseguenza della sovrappopolazione. Di fatto la povertà che affligge tanta parte del popolo filippino potrebbe essere alleviata con una maggiore attenzione alle aree rurali”.







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