Afghanistan. Protestano le Ong: nuova legge mette a rischio i centri delle donne maltrattate
Nuovi rischi per i diritti delle donne in Afghanistan. Una nuova legge stabilisce
che i centri per le vittime di abusi e violenze siano gestiti dal ministero afgano
per gli Affari delle donne. A lanciare l’allarme sono l'Ong afgana Hawca (Humanitarian
Assistence for Women and Children in Afghanistant) e l'italiana Cisda (Coordinamento
Italiano Sostegno Donne Afgane), secondo cui queste strutture finirebbero per essere
affidate a personale estraneo alla cultura dei diritti delle donne. La legge per decreto
del presidente Karzai prevede il passaggio al ministero di tutti i centri entro 45
giorni, mentre un precedente provvedimento della Corte suprema già stabiliva che le
donne rifugiatesi nelle strutture delle Ong senza un loro parente commettessero un
reato. Il problema è sorto, spiega Selay Ghaffar responsabile di Hawca, quando “il
presidente ha nominato due commissioni, una per monitorare i centri, composta tutta
da persone non impegnate per i diritti delle donne”, l'altra per risolvere la questione
dei centri sotto la guida della Corte suprema, anche in questo caso formata da persone
convinte che "una donna che lascia la casa non è una buona donna”. Infine, segnala
l'operatrice afgana, vi sono “tentativi del governo e di alcune ambasciate di legalizzare
la giustizia informale”, quella cioè delle Jirga, le assemblee tribali degli anziani,
“dove una donna diviene sempre vittima di sentenze come la lapidazione”. I centri
di sostegno per le donne afgane sono da settimane oggetto di una campagna denigratoria
nel Paese, dopo che un controverso conduttore di una Tv privata li ha accusati di
incoraggiare la prostituzione o altri comportamenti immorali. (M.I.)