2011-02-07 15:20:13

Fragile tregua tra Cambogia e Thailandia dopo gli scontri sul confine. Preoccupazione dell'Onu


Preoccupazione è stata espressa dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, per la crescente tensione tra Thailandia e Cambogia. Il numero uno del Palazzo di Vetro ha proposto una riunione straordinaria, per affrontare la questione a livello internazionale. Intanto ieri per il quarto giorno consecutivo gli eserciti dei due Paesi si sono affrontati nei pressi del tempio conteso di Preah Vihear, alla frontiera, causando almeno 5 morti. Ma alla base di queste tensioni ci possono essere motivazioni di carattere economico? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Monica Ceccarelli, esperta di Thailandia per Asia Maior:RealAudioMP3

R. - Sicuramente ci sono diversi aspetti che muovono la contestazione e gli scontri che ne sono seguiti. Gli scontri avvengono soprattutto per la protesta che è stata condotta dalle cosiddette “camice gialle”, che rivendicano il tempio come territorio thailandese. C’è poi un discorso economico che può riguardare il turismo: come sappiamo la Thailandia come seconda voce del proprio Pil ha proprio il turismo internazionale che in questi anni - a causa dei disordini - ha subìto una caduta pressoché verticale. Per quanto rihguarda la Cambogia, sta crescendo moltissimo e ci sono investimenti di grandi multinazionali per sviluppare il settore turistico. Sicuramente una delle mete turistiche più ambite, anche in futuro, potrà essere questo tempio del Preah Vihear. La battaglia riguarda, quindi, anche questi aspetti turistici ed ha comunque conseguenze dal punto di vista economico molto importanti.

D. - Washington è molto vicina alla Cambogia e la Thailandia, pur essendo considerata la “portaerei” americana del Sudest asiatico, si è invece molto avvicinata alla Cina per motivi commerciali. Crede che queste tensioni possano avere ripercussioni sui rapporti tra Stati Uniti e Cina?

R. - Credo assolutamente di “no”. Stiamo parlando di una questione assolutamente minore, che è vissuta come minore anche dalla stessa Cambogia e dalla stessa Thailandia. Parliamo di quattro chilometri quadrati, quindi di una situazione veramente limitata. La Thailandia è da sempre un fedele alleato degli Stati Uniti, è stata il baluardo contro la diffusione del comunismo nell’area del sudest asiatico e i rapporti con la Cina sono prettamente di carattere economico e commerciale. Conoscendo abbastanza bene la cultura thailandese ed asiatica, credo che questo non abbia conseguenze a livello politico: i rapporti con la Cina sono commerciali ed economici; quelli con gli Stati Uniti sono di altro tipo e il sostegno degli Stati Uniti rappresenta una delle certezze che da sempre la Thailandia ha.

D. - Quella del tempio del Preah Vihear è una lunga questione che dura ormai da anni; è una questione di contesa territoriale. Secondo lei, cosa ci possiamo attendere?

R. - Su come andrà a finire è, in questo momento, molto difficile riuscire a fare una previsione di qualsiasi tipo. Di certo c’è che i rapporti con la Cambogia sono tesi da molto tempo: l’origine della tensione - il tempio del Preah Vihear - risale addirittura alla mappa che fu accettata nel 1907, ma che non rispettava degli accordi che erano stati presi nel 1904. Si tratta, quindi, di una tensione ormai centenaria. Le tensioni, diciamo, riguardano altri fattori: la Cambogia ha dato, ad esempio, ospitalità a Thaksin Shinawatra, il primo ministro destituito con il colpo di Stato nel 2006, e Hun Sen lo ha addirittura nominato consigliere economico del governo cambogiano. Tutto questo ovviamente non facilita i rapporti tra i due Paesi. (mg)







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