Francia. Il cardinale Jean-Pierre Ricard: sulla difesa dell’embrione non si ammettono
deroghe
Proteggendo in maniera incondizionata l’essere vulnerabile per eccellenza, l’embrione
umano, la legge risponderebbe pienamente alle aspettative della stragrande maggioranza
dei cittadini, i quali vogliono che «lo Stato sia in grado di tutelare tutti, in particolare
i più deboli, contro le derive mercantilistiche, gli esperimenti e le pratiche che
tradiscono il principio di integrità del corpo umano». Si conclude con questa speranza
l’editoriale dell’arcivescovo di Bordeaux, cardinale Jean-Pierre Ricard, che sul giornale
della diocesi, «L’Aquitaine», si sofferma sugli articoli 23 e 24 (riguardanti la ricerca
sull’embrione umano) del progetto di legge sulla bioetica attualmente in discussione
all’Assemblea nazionale francese. Sull’argomento – riferisce L’Osservatore Romano
- i presuli sono intervenuti recentemente con una nota, consegnata ai deputati, nella
quale illustrano le loro proposte, a difesa della dignità umana. Per il cardinale
Ricard, il provvedimento contiene una contraddizione. Da una parte mantiene il divieto
della ricerca sull’embrione umano e sulle cellule staminali embrionali umane, dall’altra
stabilisce una deroga a favore della ricerca scientifica. In certe condizioni — scrive
— gli embrioni soprannumerari potranno essere utilizzati e distrutti. Nel 2004, in
occasione del primo riesame della legge sulla bioetica, la ricerca sull’embrione era
stata autorizzata per un periodo limite di cinque anni. Questo regime derogatorio
è partito in effetti il 6 febbraio 2006 (scade dunque oggi), con l’auspicio che il
legislatore, negli anni successivi, avrebbe affrontato nei termini la questione. Invece,
i continui rinvii hanno condotto alla scadenza della deroga. «L’attuale progetto di
legge — afferma il cardinale Ricard — rende permanente questa deroga. Ma non si vede
perché qui l’etica dovrebbe farsi da parte davanti ai supposti progressi della ricerca
scientifica. Essa non autorizza tutto. Non autorizza ad esempio la commercializzazione
del corpo umano. E questo divieto non ammette deroghe». L’arcivescovo di Bordeaux
ricorda che il provvedimento pone, come condizione all’uso dell’embrione per la ricerca,
l’impossibilità di condurre una ricerca similare senza ricorrere appunto alle cellule
staminali embrionali o a agli embrioni. «Ma le scoperte scientifiche sulle cellule
staminali adulte non aprono la strada a un metodo alternativo?», si chiede il presule,
che critica inoltre le distinzioni fra «pre-embrione» ed «embrione umano» e fra embrioni
congelati oggetto di un progetto dei genitori e quelli estranei a tale progetto. Nessuna
frontiera — ribadisce — l’embrione è sempre, pienamente, un essere umano. L’Assemblea
nazionale comincerà la discussione del progetto di legge l’8 febbraio. Si annuncia
un dibattito lungo e acceso: 117 gli emendamenti adottati dalla commissione incaricata
di esaminare il provvedimento, che affronta temi delicati come la donazione di organi,
la diagnosi prenatale e preimpiantatoria, l’assistenza medica alla procreazione. Fra
le disposizioni più contrastate figurano quelle sull’anonimato nella donazione di
gameti e sulla donazione di ovociti da parte di donne che non hanno mai avuto figli.