Somalia: 70 mila famiglie a rischio per la siccità
“Serve aiuto subito, per continuare a portare acqua potabile ad una popolazione già
sconvolta da venti anni di guerra civile e di povertà”. E’ l’appello lanciato dall’organizzazione
umanitaria non governativa Intersos, che dal 1994 opera in Somalia. Nel Sud del Paese
oltre 70 mila famiglie, a causa della grave siccità, rischiano di perdere anche quel
poco che hanno per il sostentamento quotidiano. Già sono 600 mila i capi di bestiame
morti per la mancanza d’acqua e di pascoli e Intersos, come altre organizzazioni,
che intervengono sul terreno non ha più fondi per andare avanti. Di questa drammatica
emergenza Giancarlo La Vella ha parlato con Marco Rotelli, direttore di Intersos:
R. – La
Somalia è in una situazione estremamente critica da almeno vent’anni. Ultimamente,
in questa stagione sono andati molto male i raccolti e oggi ci troviamo in una situazione
di siccità estrema. Tutto ciò avviene, mentre la popolazione è già allo stremo.
D.
– Da quella che è la vostra esperienza diretta sul terreno come si può andare avanti
senza un bene primario come l’acqua?
R. – L’acqua è un bene essenziale.
La gente per trovare acqua fa moltissimi chilometri, normalmente a piedi, con le famiglie
ma anche con il bestiame che rimane. Questo, in un contesto di guerra civile, crea
chiaramente problemi di tensione tra le varie comunità proprio per l’accesso all’acqua.
Si va nei pochissimi pozzi che ancora sono in grado di fornirla, si va verso i fiumi.
Ricordiamoci che questo è un Paese completamente in mano a milizie armate e che ogni
spostamento di persone è seriamente pericoloso per le famiglie, per i bambini che
si spostano con l’allevamento di cui ancora dispongono.
D. - Voi lanciate
un appello: serve aiuto subito. In che modo la comunità internazionale può operare?
R.
– Intersos, con le altre organizzazioni, si sta muovendo per supportare soprattutto
chi è maggiormente esposto a questa crisi, in particolare i bambini. Abbiamo attivato
e potenziato dei programmi per far fronte alla gravissima malnutrizione e stiamo organizzando
camion cisterna per il trasporto nell’acqua in quei campi di persone sfollate che
erano già scappate dalle violenze e si trovano ora in campi in pieno deserto in zone
molto aride, completamente sprovviste di un bene essenziale come l’acqua. Quindi,
stiamo organizzando questo. L’aiuto che noi chiediamo oggi è di tipo finanziario:
un supporto per aiutarci a mettere in piedi e a mantenere questo servizio di distribuzione
dell’acqua.
D. – Come la situazione bellica influisce sulla vostra
attività?
R. – Questo è uno dei più grandi problemi della Somalia contemporanea.
Oggi purtroppo le milizie armate rendono impossibile l’accesso diretto ad alcune delle
comunità. Lavoriamo con personale in grado di raggiungere queste comunità ma la distanza
da loro ci crea enormi problemi, quindi portare acqua in una situazione in cui tutto
è in mano alle milizie è ancora più difficile. (bf)