Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa quinta Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci propone il passo evangelico
in cui Gesù dice ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se
il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?...Voi siete la luce del
mondo…risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere
buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Su questo brano
del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente
di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Al solenne
proclama delle beatitudini, ascoltate domenica scorsa, seguono oggi due piccoli detti
o similitudini. Si tratta senza dubbio di un vero anticonformismo, di una differenza
e resistenza rispetto alle plausibilità correnti. Con Gesù e come lui, fonte della
luce, anche noi dobbiamo essere luce. E poi sale, cioè ancora originali e pungenti,
come lo è stato prima lui, ma non per posa, ma per una “differenza” che fa la qualità,
sostenuta da una santità autentica, non di pura apparenza. La comunità di Matteo aveva
forse la tentazione delle parole in libertà, e persino la mania dei miracoli; viene
invece richiesto di darsi alle opere buone, di brillare per coerenza e concretezza:
e allora la gloria del Padre brillerà. Come appunto è stato in Gesù: nelle sue parole,
nelle sue opere e in tutta la sua persona, si poteva vedere e conoscere il Padre.
Essere sale, essere luce non consente però nessun fanatismo, e neppure una presunzione
superba. Ma è uno stile “cristiano” di stare nella compagnia degli uomini con fede
viva, che genera mitezza, solidarietà, profezia, misericordia, speranza, senza arroganze
né doppiezze. Luminosi, coerenti, vivaci, capaci di dare sapore, testimoni di quella
verità che scende dal Padre e guida i cammini di tutti. Questo devono essere i discepoli
di Cristo.