Il cardinale Tauran: “Il dialogo è via maestra alla pace e collaborazione tra i popoli”
“Dialogare ci è necessario, perché il dialogo è via maestra alla pace e alla collaborazione
tra i popoli”: lo scrive il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio
Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in un articolo pubblicato sul mensile internazionale
“30 giorni”. “Non possiamo cedere all’istinto della paura verso l’altro – continua
il porporato – ma dobbiamo assumere, invece, come fossero nostre, le aspirazioni al
bene dell’interlocutore”. Di qui, l’esortazione ai cristiani, ad “evitare due scogli:
il rancore e l’indifferenza”, soprattutto “nel contesto di oggi”. Il porporato ricorda,
poi, il suo viaggio compiuto in Iran nel novembre scorso, durante il quale ha visitato,
per la prima volta, la città di Qom, luogo santo per gli sciiti e sede universitaria.
“Ho potuto constatare con soddisfazione – scrive il presidente del Pontificio Consiglio
per il Dialogo Interreligioso – l’importanza data all’insegnamento della filosofia
e spero che dai contatti e dalle conversazioni particolarmente ricche avute in tale
circostanza possa nascere una collaborazione di tipo accademico”. Il cardinale Tauran
cita anche l’Eucaristia celebrata a Teheran insieme alla comunità cristiana locale,
in cui ha visto “tante attestazioni di affetto verso il Papa ed il desiderio di vivere
come cristiani che danno il buon esempio”. Centrale poi “l’incontro cordiale” con
il presidente Mahmoud Ahmadinejad, il quale ha ribadito come “nelle società contemporanee
il ruolo delle religioni non possa essere diminuito”, poiché c’è bisogno di “riscoprire
l’importanza della religione e la fede in Dio”. Cosa che, invece, non è successa con
“due sistemi che hanno promesso la felicità all’uomo ed hanno fallito: il marxismo
ed il capitalismo”. Il cardinale Tauran conclude il suo articolo ricordando lo scambio
di missive tra Ahmadinejad e Benedetto XVI e ribadendo che “quando le circostanza
saranno mature, certamente il Papa considererà l’opportunità di un viaggio in Iran”,
avendo come “prima meta la visita e la comunione con la locale comunità cattolica”.
(I.P.)