2011-02-05 20:23:08

Egitto: avviati colloqui tra governo e opposizioni. Mubarak resta al potere e le proteste continuano


Continuano le proteste anti Mubarak. in Egitto. I manifestanti non hanno mai lasciato la piazza, mentre nel pomeriggio si sono susseguite notizie, poi smentite, circa le dimissioni del rais dalla guida del suo partito dal quale invece si sono dimessi i vertici compreso il figlio di Mubarak Gamal. Monito degli Stati Uniti: Mubarak resti al potere per guidare la transizione. Il servizio di Francesca Sabatinelli RealAudioMP3

A livello politico, dunque, tiene banco il possibile passaggio di potere tra Mubarak e il suo vice Suleiman, con il compito di traghettare il Paese verso nuove elezioni. Uno scenario su cui premono sia l’Europa che gli Stati Uniti, con il presidente Obama che è tornato ad invocare una soluzione immediata. In merito a questo scenario Eugenio Bonanata ha intervistato Luciano Ardesi, esperto di questioni nord africane:RealAudioMP3

R. - Suleiman è certamente la soluzione più semplice, più a portata di mano e che potrebbe accontentare in parte anche i manifestanti, che vogliono - in primo luogo - le dimissioni di Mubarak. Bisognerà vedere ora se questo basta; soprattutto, bisognerà vedere come sarà composto un eventuale governo di transizione e se quindi il regime smetterà di mettere in piazza anche dei provocatori, come abbiamo visto in questi ultimi giorni ed anche ieri. Questo potrebbe creare un clima di tensione, quasi da guerra civile, che potrebbe ostacolare anche la fase di transizione.

D. - Bisogna vedere anche la reazione delle opposizioni…

R. - Diciamo che in questo momento le opposizioni hanno tutto l’interesse a voltare una prima pagina: in questo caso, l’allontanamento dal potere di Mubarak. E’ chiaro che si dovrà andare ad elezioni e i partiti sono già posizionati in questo senso e sono tutti d’accordo: anche i “fratelli musulmani” sono d’accordo e hanno già detto - e questo per non spaventare né la popolazione né la diplomazia internazionale - che rinuncerebbero ad una eventuale candidatura alle presidenziali. Il problema è come arrivare a questa decisione, come costringere Mubarak a lasciare il potere.

D. - Che cosa servirebbe, secondo lei?

R. - Probabilmente Mubarak vorrebbe anche delle garanzie personali: ha detto che non intende - come ha fatto Ben Alì - lasciare il proprio Paese. Forse, anche questo, giocherà un ruolo importante nella decisione finale e nell’uscita da questa situazione di grande tensione degli ultimi giorni.

D. - Il presidente Obama ha confermato che sono in corso trattative per un processo di transizione e, quindi, è proprio da queste trattative che potrebbero e potranno venir fuori le garanzie da offrire a Mubarak per incentivarlo …

R. - Io credo che in questo momento si stia giocando su più tavoli. Non dimentichiamo il ruolo che l’Egitto ha nella situazione mediorientale; sicuramente anche Israele sta cercando di capire - e certamente anche di influenzare - questa fase di transizione. Israele ovviamente vuole garanzie da parte del nuovo governo di transizione che i patti siano rispettati, che la posizione dell’Egitto non cambi rispetto alla questione mediorientale.

D. - Quale ruolo può avere la Lega Araba?

R. - Credo che possa svolgere un ruolo ben modesto, anche perché il suo leader - il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, che è un egiziano - si è pronunciato a favore di un proprio ruolo nell’eventuale governo di transizione. Quindi in questo momento la Lega Araba è senza una “testa” che possa, in qualche modo, dirigere il movimento. Certamente i Paesi arabi sono molto preoccupati e stanno seguendo con interesse gli avvenimenti dell’Egitto, dopo quelli della Tunisia; ma non credo che la Lega Araba riesca a prendere una posizione comune per arginare in qualche mondo l’ondata di protesta che sta toccando la stragrande maggioranza dei Paesi arabi. (mg)







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