"Agenda della convivenza" tra cristiani e musulmani: l'iniziativa della Comunità di
Sant'Egidio
“Agenda della convivenza: Cristiani e Musulmani per un futuro insieme”. Questo il
titolo del quarto Colloquio di studio e riflessione, organizzato dalla Comunità di
Sant’Egidio, che si svolgerà a Roma il prossimo 23 febbraio. Ieri mattina la conferenza
stampa di presentazione, che ha visto la presenza di Mohammad Sammak, co-segretario
generale del Comitato nazionale di dialogo islamo-cristiano del Libano, e consigliere
politico del Gran Mufti del Paese dei Cedri. Per noi c’era Salvatore Sabatino:
E’ il quarto
appuntamento dell’Agenda della convivenza tra Cristiani e Musulmani. Organizzato
dalla Comunità di Sant’Egidio, porterà a Roma numerose ed importanti personalità religiose
e civili occidentali e del mondo musulmano. E non è un a caso che nel titolo appaia
la parola “agenda”, perché anche in questo caso si identificheranno tappe concrete,
in un percorso teso a sviluppare la convivenza attraverso il confronto, il rispetto
e la consapevolezza che la condivisione vuol dire ricchezza. Il problema, però, è
capire come tutto questo potrà avvenire. Mons. Vittorio Ianari,
consultore del Centro di dialogo interreligioso del Qatar e già vicepresidente della
Comunità di Sant’Egidio:
R. – Si tratta di individuare e di suggerire,
di costruire insieme questi ambiti. Sicuramente uno è il discorso di portare avanti,
all’interno delle varie comunità e poi anche "ad ultra", queste effettive ricchezze
spirituali. Ma poi, accanto a questi, ci sono temi più socio-politici, primo tra tutti
direi l’educazione delle giovani generazioni intesa come educazione ad un senso dell’altro
che abbracci anche generazioni più cresciute, più adulte!
D. – Lei ha
detto: “Con la scomparsa dei cristiani in Medio Oriente, verrebbe meno quella luce
di diversità e sarebbe pericolosissimo!” …
R. – La fine dei cristiani
rappresenterebbe veramente una luce che si spegne; una luce di speranza, di multi-religiosità
, anche di democrazia, di presenza dell’altro che è esattamente il progetto concepito
dal fondamentalismo, ovunque e in qualsiasi forma questo si manifesti.
In
conferenza stampa, ieri, una grande personalità del mondo musulmano: Mohammad
Sammak, consigliere politico del Gran Mufti del Libano, il quale ha annunciando
che la fatwa che equipara gli attacchi contro i cristiani agli attacchi ai musulmani
e ai loro luoghi di culto “è pronta”. “La sua emanazione – ha però aggiunto – è stata
rimandata a causa del cambiamento della situazione politica in Libano e dei rivolgimenti
in Egitto”. Sull’attuale situazione di crisi che coinvolge l’area mediorientale, Sammak
ha aggiunto:
R. - The change that has taken place is between the people
and the governing … La situazione vede coinvolti il regime ed il popolo,
non una rivalità tra cristiani e musulmani. In nessuno di questi Paesi ciò avviene,
perché in queste situazioni cristiani e musulmani sono insieme. Di conseguenza, riteniamo
che il cambiamento potrà avere un effetto positivo anche per le relazioni tra cristiani
e musulmani.
D. – Però, in Egitto abbiamo assistito ad un terribile
attentato. Come commentare questo avvenimento?
R. – This is an isolated
event. … Si è trattato di un evento isolato. Anche successivamente, dopo
questo attentato, abbiamo visto musulmani e cristiani insieme. Peraltro, si è trattato
– come hanno dimostrato le indagini – di una persona proveniente da fuori, non di
un egiziano. Anche io personalmente conosco le personalità religiose più rilevanti,
Papa Shenouda e il suo entourage, e so che lui stesso è assolutamente fiducioso per
quanto riguarda la possibilità di convivenza tra cristiani e musulmani.
Insomma,
la situazione attuale in Medio Oriente non potrà certo mancare di allungare le sue
ombre sull’incontro del 23 febbraio; un appuntamento che dovrà, dunque, puntare su
continuità ed urgenza. Mario Giro, responsabile delle relazioni
internazionali per la Comunità di Sant’Egidio:
R. – La continuità,
perché questa iniziativa del 23 febbraio qui, a Sant’Egidio, si iscrive nel quadro
del nostro lavoro; l’urgenza è quella che vediamo, perché è sotto gli occhi di tutti,
ed è la situazione dei cristiani in Oriente, in Medio Oriente in particolare con i
recenti attentati di Natale; ma anche in Iraq, dove è da molto tempo che si verificano.
Poi, c’è la situazione-quadro dell’Egitto, della Tunisia, ma anche dello Yemen, con
questi cambiamenti che si stanno profilando e si profilano.
D. – Lei
ha detto anche che in questi ultimi dieci anni si sono allontanati moltissimo tra
di loro, il mondo cristiano e quello musulmano. Si riuscirà a superare queste distanze?
R.
– Questa è la lotta che stiamo continuando a portare avanti da tanti anni. Tra questi
due mondi, così vicini ma così lontani, è assolutamente necessario che ci si parli
anche nella differenza, che ci si conosca meglio, e che si impari a conoscere la psicologia
dell’altro. E’ tipico infatti che, per interposta persona, cioè attraverso i media
– che non critico, ma è un fatto quasi quotidiano – le dichiarazioni dell’uno sono
percepite in maniera diversa e riportate con sensibilità diversa per la psicologia
dell’altro. Questo è molto importante. Naturalmente, siamo tutti responsabili: nessuno
è colpevole, ma siamo tutti responsabili di questo, della difficoltà reale nella comprensione
vicendevole. E questa va assolutamente trovata. (gf)