2011-02-05 13:38:25

"Agenda della convivenza" tra cristiani e musulmani: l'iniziativa della Comunità di Sant'Egidio


“Agenda della convivenza: Cristiani e Musulmani per un futuro insieme”. Questo il titolo del quarto Colloquio di studio e riflessione, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, che si svolgerà a Roma il prossimo 23 febbraio. Ieri mattina la conferenza stampa di presentazione, che ha visto la presenza di Mohammad Sammak, co-segretario generale del Comitato nazionale di dialogo islamo-cristiano del Libano, e consigliere politico del Gran Mufti del Paese dei Cedri. Per noi c’era Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

E’ il quarto appuntamento dell’Agenda della convivenza tra Cristiani e Musulmani. Organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, porterà a Roma numerose ed importanti personalità religiose e civili occidentali e del mondo musulmano. E non è un a caso che nel titolo appaia la parola “agenda”, perché anche in questo caso si identificheranno tappe concrete, in un percorso teso a sviluppare la convivenza attraverso il confronto, il rispetto e la consapevolezza che la condivisione vuol dire ricchezza. Il problema, però, è capire come tutto questo potrà avvenire. Mons. Vittorio Ianari, consultore del Centro di dialogo interreligioso del Qatar e già vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio:

R. – Si tratta di individuare e di suggerire, di costruire insieme questi ambiti. Sicuramente uno è il discorso di portare avanti, all’interno delle varie comunità e poi anche "ad ultra", queste effettive ricchezze spirituali. Ma poi, accanto a questi, ci sono temi più socio-politici, primo tra tutti direi l’educazione delle giovani generazioni intesa come educazione ad un senso dell’altro che abbracci anche generazioni più cresciute, più adulte!

D. – Lei ha detto: “Con la scomparsa dei cristiani in Medio Oriente, verrebbe meno quella luce di diversità e sarebbe pericolosissimo!” …

R. – La fine dei cristiani rappresenterebbe veramente una luce che si spegne; una luce di speranza, di multi-religiosità , anche di democrazia, di presenza dell’altro che è esattamente il progetto concepito dal fondamentalismo, ovunque e in qualsiasi forma questo si manifesti.

In conferenza stampa, ieri, una grande personalità del mondo musulmano: Mohammad Sammak, consigliere politico del Gran Mufti del Libano, il quale ha annunciando che la fatwa che equipara gli attacchi contro i cristiani agli attacchi ai musulmani e ai loro luoghi di culto “è pronta”. “La sua emanazione – ha però aggiunto – è stata rimandata a causa del cambiamento della situazione politica in Libano e dei rivolgimenti in Egitto”. Sull’attuale situazione di crisi che coinvolge l’area mediorientale, Sammak ha aggiunto:

R. - The change that has taken place is between the people and the governing …
La situazione vede coinvolti il regime ed il popolo, non una rivalità tra cristiani e musulmani. In nessuno di questi Paesi ciò avviene, perché in queste situazioni cristiani e musulmani sono insieme. Di conseguenza, riteniamo che il cambiamento potrà avere un effetto positivo anche per le relazioni tra cristiani e musulmani.

D. – Però, in Egitto abbiamo assistito ad un terribile attentato. Come commentare questo avvenimento?

R. – This is an isolated event. …
Si è trattato di un evento isolato. Anche successivamente, dopo questo attentato, abbiamo visto musulmani e cristiani insieme. Peraltro, si è trattato – come hanno dimostrato le indagini – di una persona proveniente da fuori, non di un egiziano. Anche io personalmente conosco le personalità religiose più rilevanti, Papa Shenouda e il suo entourage, e so che lui stesso è assolutamente fiducioso per quanto riguarda la possibilità di convivenza tra cristiani e musulmani.

Insomma, la situazione attuale in Medio Oriente non potrà certo mancare di allungare le sue ombre sull’incontro del 23 febbraio; un appuntamento che dovrà, dunque, puntare su continuità ed urgenza. Mario Giro, responsabile delle relazioni internazionali per la Comunità di Sant’Egidio:

R. – La continuità, perché questa iniziativa del 23 febbraio qui, a Sant’Egidio, si iscrive nel quadro del nostro lavoro; l’urgenza è quella che vediamo, perché è sotto gli occhi di tutti, ed è la situazione dei cristiani in Oriente, in Medio Oriente in particolare con i recenti attentati di Natale; ma anche in Iraq, dove è da molto tempo che si verificano. Poi, c’è la situazione-quadro dell’Egitto, della Tunisia, ma anche dello Yemen, con questi cambiamenti che si stanno profilando e si profilano.

D. – Lei ha detto anche che in questi ultimi dieci anni si sono allontanati moltissimo tra di loro, il mondo cristiano e quello musulmano. Si riuscirà a superare queste distanze?

R. – Questa è la lotta che stiamo continuando a portare avanti da tanti anni. Tra questi due mondi, così vicini ma così lontani, è assolutamente necessario che ci si parli anche nella differenza, che ci si conosca meglio, e che si impari a conoscere la psicologia dell’altro. E’ tipico infatti che, per interposta persona, cioè attraverso i media – che non critico, ma è un fatto quasi quotidiano – le dichiarazioni dell’uno sono percepite in maniera diversa e riportate con sensibilità diversa per la psicologia dell’altro. Questo è molto importante. Naturalmente, siamo tutti responsabili: nessuno è colpevole, ma siamo tutti responsabili di questo, della difficoltà reale nella comprensione vicendevole. E questa va assolutamente trovata. (gf)







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