2011-02-04 15:38:58

Un milione in piazza al Cairo contro Mubarak: è rischio guerra civile


Un forte appello ad evitare nuove violenze e a dare inizio ad “una transizione rapida e ordinata” in Egitto è lanciato dai leader della Ue, stando alla bozza delle conclusioni del vertice straordinario che si tiene a Bruxelles. I leader dichiarano “inaccettabile” ogni repressione della libertà di stampa, incluse le aggressioni e le intimidazioni ai giornalisti”. Ma per un aggiornamento della situazione al Cairo, il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Centinaia di migliaia di persone – alcune fonti parlano di due milioni - stamane alla preghiera del venerdì in piazza Tahrir al Cairo. Tanti gli slogan contro il governo: un’imponente folla urla a Mubarak di andare via. Nel sermone è stato sottolineato che "la protesta dei giovani è diventata nazionale”. Per le strade si ripete che questo è il “giorno della partenza” del presidente. E una massiccia manifestazione si svolge nelle stesse ore anche ad Alessandria. Dopo gli scontri sanguinosi di ieri tra sostenitori del presidente Mubarak e oppositori, il primo ministro egiziano Ahmed Shafiq ha chiesto oggi al ministero dell'Interno di non ostacolare i cortei. Su Mubarak cresce la pressione americana affinché lasci subito la guida del Paese e consenta la formazione di un governo di transizione. Sempre contro Mubarak ma in termini del tutto differenti, si pronuncia l’autorità religiosa dell’Iran: la guida spirituale Ali Khamenei accusa Mubarak di tradimento del popolo palestinese e auspica la nascita di un movimento di liberazione islamica. Resta da dire che, secondo la tv al Jazira, il segretario generale della Lega Araba è - per la prima volta dall'inizio delle manifestazioni - in piazza insieme con i dimostranti.

L'ufficio di Al Jazira al Cairo è stato nuovamente preso d'assalto da uomini sconosciuti, che hanno devastato la sede. Lo riferisce la stessa emittente araba, finita nel mirino per la sua copertura delle dimostrazioni anti-governative in Egitto. I militari egiziani fanno sapere di aver “messo al sicuro” 18 giornalisti che erano stati “catturati da malviventi”. Non è stato chiarito a quali testate appartengano e di quale nazionalità siano. Ieri diverse testate, dalla Bbc ad Al Arabiya, come anche Washington Post e la stessa Cnn, hanno denunciato aggressioni e fermi. Ha rischiato anche l’inviato di Avvenire, Luigi Geninazzi. Fabio Colagrande lo ha raggiunto telefonicamente a Il Cairo:RealAudioMP3

R. - Bastava avere una faccia da occidentale per essere immediatamente additati con sospetto, minacciati. C’è a chi è andata bene, in fondo come è accaduto a me, che sono stato solo minacciato e strattonato; ma c’è invece chi è stato derubato e picchiato: ad un giornalista svedese è andata veramente male, perché è stato ferito e versa ancora in gravi condizioni. Diciamo che per le “squadracce” pro-Mubarak - composte per la maggior parte da banditi, da gente fuggita o lasciata fuggire dalle prigioni - l’occidentale e il giornalista occidentale soprattutto è colui che dà un quadro dell’Egitto, del caos, della protesta contro Mubarak: perché questa è la realtà, ma è la realtà che a loro non piace! Ieri abbiamo vissuto sulla nostra pelle che questa azione è stata condotta in modo capillare: non ci si poteva assolutamente muovere - né a piedi, né in taxi - perché il rischio era altissimo.

D. - Ci sono ancora pressioni statunitensi per una transizione democratica …

R. - Sì, pare che le pressioni americane si stiano facendo sempre più forti e che soprattutto - e questo al di là delle chiacchiere - puntino all’allontanamento immediato di Mubarak. Quindi ora tutti si attendono - ovviamente tutte quelle centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza - che questa pressione abbia frutto. Dopo chissà cosa sarà: perché è vero che la transizione si presenta molto difficile. Diciamo che siamo ancora in mezzo al guado; l’Egitto, che era sull’orlo dell’abisso, sembra ora aver fatto un passo, un piccolo passo indietro, anche se, però, la situazione può ancora sempre precipitare, rischiando una guerra civile. Vedremo cosa succederà oggi… (mg)







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