Sette giorni per un matrimonio. Il romanzo di Marina Poddine Floris
La bellezza del matrimonio che fronteggia e vince, nella risposta di fede, ogni difficoltà
e crisi. E’ il filo rosso del romanzo “Sette Giorni per un matrimonio” di Marina Poddine
Floris. Il testo apre una finestra sulla vita di Giorgia, la protagonista e suo marito
Sergio che arrivati sull’isola di Stromboli attraverso colpi di scena e misteri affrontano
e risolvono i fantasmi del proprio rapporto. Massimiliano Menichetti ha chiesto
all’autrice com’è nato: “Sette giorni per un matrimonio”:
R. – Tutto
inizia da un’esperienza personale. Essendo una persona di fede ed in un percorso di
fede, credevo di essere “inattaccabile”. Molti anni fa, invece, quando i miei figli
erano piccoli, mi sono trovata a fronteggiare una tentazione nel matrimonio, che ho
vinto grazie alle armi che la Chiesa mi ha consegnato e che sono la preghiera, il
digiuno. Da quell’esperienza è nata poi l’esigenza di aiutare coppie che potevano
avere dei dubbi, essere in crisi, il modo più naturale è stato scrivere, ed è nato
Sette Giorni per un matrimonio. Nel libro ho costruito tutta una serie di situazioni
attraverso le quali far passare concetti fondamentali che potessero far riflettere
anche persone non credenti.
D. - Uno di questi punti è proprio la ricaduta
che la divisione ha sui figli…
R. – Si parla, in modo piuttosto esplicito,
di come ci sia questo grave incidere nella vita dei bambini, quando sono piccoli e
quando crescono con questa ferita molto profonda, perché – come dice la protagonista
– “è come un terremoto: si apre la terra e il bambino non sa più da che parte stare,
dove mettere i piedi”. E’ una cosa che non appare nell’immediato, ma viene poi fuori
col tempo. E già questo rappresenta una grande responsabilità per chi è genitore.
D. – Comunque, attraverso le pagine di questo romanzo, si coglie l’invito
alla conversione, a restare saldi nella fede per fronteggiare tutte le difficoltà…
R.
– Certamente, perché c’è un aiuto grandissimo. I due protagonisti si dicono quanto,
per esempio, abbia importanza la preghiera: può impedire di cadere; fa riflettere
e fa riavvicinare; fa ricominciare tutto da capo; fa essere nuove tutte le cose.
D.
– Anticipiamo qualcosa: ci troviamo a Stromboli e il marito della protagonista parte
per un viaggio, anche lui dovrà affrontare alcune difficoltà, e la tentazione per
la protagonista sarà un pittore che vive sull’isola…
R. – Sì e, per non svelare
troppo, c’è un fatto imprevisto, catastrofico che fa in modo che i due protagonisti
possano parlare, confrontarsi seriamente su quei problemi che li avevano tenuti distanti,
rendendoli incapaci di comunicare.
D. – “Sette giorni per un matrimonio”, perché?
R.
– Perché si svolge tutto in un tempo rapidissimo. In realtà ci sono tre giorni sull’isola
in cui lei è sola ed altri quattro giorni in cui lei non è propriamente sola, c’è
un divenire diverso… e leggendo si vedrà poi cosa accadrà.
D. – Sette giorni
e si decideranno le sorti dei due protagonisti, del loro matrimonio?
R. – Esattamente,
sì.
D. – Delle prove, una crisi ed una unione che vince nell’appartenenza
a Cristo. Qual è il messaggio di questo romanzo sintetizzato in una frase?
R.
– Coraggio, il matrimonio è un’opera grandiosa: ma è un’opera, è una costruzione a
cui il Signore apre tutte le porte se tu hai questo desiderio. (mg)