Riaperto il dibattito sui richiedenti asilo dopo la sentenza europea contro Grecia
e Belgio
La recente condanna da parte della Corte europea per i diritti umani nei confronti
di Grecia e Belgio accusati di avere violato i diritti fondamentali di un richiedente
asilo, riapre nei Paesi dell’Unione europea il dibattito sulla necessità di riformare
ed armonizzare le politiche in materia di rifugiati. Ad essere criticato dai giudici
di Strasburgo è stato, in particolare, il cosiddetto ‘regolamento di Dublino II’ del
2003 che impone l’obbligo di presentare domanda d’asilo nel primo Paese di approdo
dell’UE, senza però curarsi se quel Paese rispetti o meno gli standard minimi di accoglienza.
Il servizio di Stefano Leszczynski.
Tutto ha
preso il via dopo il ricorso presso la Corte europea per i diritti umani di un richiedente
asilo afghano, fuggito da Kabul nel 2008 perché minacciato dai talebani ed arrivato
in Belgio dopo un lungo viaggio attraverso Iran, Turchia e Grecia. Bruxelles, applicando
il regolamento di Dublino, che prevede che il richiedente asilo debba presentare domanda
nel primo Stato membro dell’UE in cui approda, rifiuta di aprire la pratica per l’asilo
e espelle l’afghano verso la Grecia, dove quest’uomo è stato costretto a vivere in
condizioni inumane senza ricevere alcun aiuto. Pochi giorni fa i giudici di Strasburgo
hanno condannato il Belgio e la Grecia a risarcire il richiedente asilo per le umiliazioni
subite. Solo una storia a lieto fine? In apparenza, perché la decisione della Corte
europea ha di fatto ripercussioni importanti come ci spiega Monica Spatti,
ricercatrice di Diritto internazionale presso l’Università cattolica di Milano.
R.
– Il fatto di questa sentenza è una novità, perché finora il meccanismo di Dublino
non era mai stato criticato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Invece, in
questo caso, il Belgio viene condannato per avere espulso uno straniero verso un Paese,
la Grecia che è notorio non tuteli adeguatamente i richiedenti asilo.
D.
– Una decisione di questo tipo apre uno scenario più ampio sul diritto di asilo in
Europa?
R. – Secondo me, peserà anche molto, perché gli Stati membri
dell’Unione Europea si ritengono tutti Stati sicuri, dove esistono delle discipline
armonizzate – dovrebbero almeno essere armonizzate – dove dovrebbero essere forniti
gli stessi standard di tutela. Questo però non accade: la Grecia – e lo si mormorava
da tempo – non tutela adeguatamente i richiedenti asilo e adesso abbiamo una sentenza
che lo accerta.
E non è cosa da poco questa se si pensa che molti sono
i casi di richiedenti asilo respinti in passato verso Paesi dell’UE che non ne tutelavano
pienamente i diritti, nonostante i molti appelli lanciati dagli organismi internazionali
che operano in difesa dei rifugiati. Laura Boldrini portavoce
in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati:
R.
– Nel caso della Grecia, vorrei specificare che l’Alto Commissariato aveva già emesso
un documento a tutti i Paesi dell’Unione Europea nell’aprile del 2008 e invitava gli
Stati dell’Unione Europea a non rimandare indietro richiedenti asilo in Grecia, proprio
perché le condizioni di assistenza e di protezione in quel Paese non erano assolutamente
adeguate. Nel caso del Belgio, questo richiedente asilo che ha fatto il ricorso dovrà
essere rimborsato proprio per il danno che ha subito e, appunto, dovrà avere la possibilità
anche di soggiornare in Belgio.
D. – Oggi possiamo dire che la situazione
dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Europa sia migliorata rispetto
al recente passato o no?
R. – Quello che anche questa sentenza dice
è che forse alcuni meccanismi della legislazione europea dovrebbero essere messi a
punto e, quindi, credo che questa sarà un’occasione per fare anche alcune riflessioni
su questo meccanismo del regolamento di Dublino II.(ap)