2011-02-02 15:08:54

Riaperto il dibattito sui richiedenti asilo dopo la sentenza europea contro Grecia e Belgio


La recente condanna da parte della Corte europea per i diritti umani nei confronti di Grecia e Belgio accusati di avere violato i diritti fondamentali di un richiedente asilo, riapre nei Paesi dell’Unione europea il dibattito sulla necessità di riformare ed armonizzare le politiche in materia di rifugiati. Ad essere criticato dai giudici di Strasburgo è stato, in particolare, il cosiddetto ‘regolamento di Dublino II’ del 2003 che impone l’obbligo di presentare domanda d’asilo nel primo Paese di approdo dell’UE, senza però curarsi se quel Paese rispetti o meno gli standard minimi di accoglienza. Il servizio di Stefano Leszczynski.RealAudioMP3

Tutto ha preso il via dopo il ricorso presso la Corte europea per i diritti umani di un richiedente asilo afghano, fuggito da Kabul nel 2008 perché minacciato dai talebani ed arrivato in Belgio dopo un lungo viaggio attraverso Iran, Turchia e Grecia. Bruxelles, applicando il regolamento di Dublino, che prevede che il richiedente asilo debba presentare domanda nel primo Stato membro dell’UE in cui approda, rifiuta di aprire la pratica per l’asilo e espelle l’afghano verso la Grecia, dove quest’uomo è stato costretto a vivere in condizioni inumane senza ricevere alcun aiuto. Pochi giorni fa i giudici di Strasburgo hanno condannato il Belgio e la Grecia a risarcire il richiedente asilo per le umiliazioni subite. Solo una storia a lieto fine? In apparenza, perché la decisione della Corte europea ha di fatto ripercussioni importanti come ci spiega Monica Spatti, ricercatrice di Diritto internazionale presso l’Università cattolica di Milano.

R. – Il fatto di questa sentenza è una novità, perché finora il meccanismo di Dublino non era mai stato criticato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Invece, in questo caso, il Belgio viene condannato per avere espulso uno straniero verso un Paese, la Grecia che è notorio non tuteli adeguatamente i richiedenti asilo.

D. – Una decisione di questo tipo apre uno scenario più ampio sul diritto di asilo in Europa?

R. – Secondo me, peserà anche molto, perché gli Stati membri dell’Unione Europea si ritengono tutti Stati sicuri, dove esistono delle discipline armonizzate – dovrebbero almeno essere armonizzate – dove dovrebbero essere forniti gli stessi standard di tutela. Questo però non accade: la Grecia – e lo si mormorava da tempo – non tutela adeguatamente i richiedenti asilo e adesso abbiamo una sentenza che lo accerta.

E non è cosa da poco questa se si pensa che molti sono i casi di richiedenti asilo respinti in passato verso Paesi dell’UE che non ne tutelavano pienamente i diritti, nonostante i molti appelli lanciati dagli organismi internazionali che operano in difesa dei rifugiati. Laura Boldrini portavoce in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati:

R. – Nel caso della Grecia, vorrei specificare che l’Alto Commissariato aveva già emesso un documento a tutti i Paesi dell’Unione Europea nell’aprile del 2008 e invitava gli Stati dell’Unione Europea a non rimandare indietro richiedenti asilo in Grecia, proprio perché le condizioni di assistenza e di protezione in quel Paese non erano assolutamente adeguate. Nel caso del Belgio, questo richiedente asilo che ha fatto il ricorso dovrà essere rimborsato proprio per il danno che ha subito e, appunto, dovrà avere la possibilità anche di soggiornare in Belgio.

D. – Oggi possiamo dire che la situazione dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Europa sia migliorata rispetto al recente passato o no?

R. – Quello che anche questa sentenza dice è che forse alcuni meccanismi della legislazione europea dovrebbero essere messi a punto e, quindi, credo che questa sarà un’occasione per fare anche alcune riflessioni su questo meccanismo del regolamento di Dublino II.(ap)







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