Il governo di Khartoum accetta l’indipendenza del Sud Sudan accogliendo l’esito del
referendum. Alla consultazione, tenutasi dal 9 al 15 gennaio scorsi, il 99 per cento
degli elettori ha votato per la secessione dal nord del Paese. Il Sud Sudan si appresta
dunque a diventare il 55.mo Stato dell’Africa. Il vicepresidente sudanese, Ali Osman
Taha, ha dichiarato che l’intenzione del governo di Khartoum è di “portare avanti
delle relazioni di buon vicinato con il Sud Sudan”.
Niger Elezioni
presidenziali e legislative, ieri, in Niger per chiudere la parentesi del colpo di
Stato militare, a un anno circa dalla caduta di Mamadou Tandja. Secondo i primi dati,
avrebbe votato almeno il 50% dei quasi sette milioni di aventi diritto. Il servizio
di Giulio Albanese:
Elezioni
sostanzialmente pacifiche ieri in Niger, con l’intento dichiarato di porre fine al
regime militare nel Paese dell’Africa occidentale, produttore di uranio e petrolio.
Sta di fatto che le preoccupazioni rimangono, in quanto - a detta della società civile
locale - il risultato finale potrebbe rivelarsi controverso, tra preoccupazioni di
frodi e disorganizzazione nella gestione della macchina elettorale. Poco meno di sette
milioni gli aventi diritto, chiamati alle urne per eleggere un nuovo presidente e
un nuovo parlamento. Il voto rappresenta indubbiamente il ritorno dei poteri a un
governo civile, dopo il colpo di stato militare del 18 febbraio dello scorso anno,
che spodestò l’ex presidente, Mamadou Tandja. Dieci sono i candidati in lizza per
le presidenziali, tra cui per la prima volta una donna. Secondo gli osservatori, è
improbabile che qualcuno raggiunga già al primo turno la maggioranza necessaria per
l’elezione alla massima carica dello Stato. Il ballottaggio, se ci sarà, è stato comunque
fissato per il prossimo 12 marzo. Tutte e dieci le personalità in corsa per la carica
presidenziale hanno promesso di fare della lotta alla povertà il loro primo impegno,
non fosse altro perché tra uranio e petrolio il Niger potrebbe essere davvero una
potenza economica a tutti gli effetti.(ma)
Tunisia Una sinagoga
è stata data alle fiamme da ignoti nel sud della Tunisia, nella regione di Gabes.
Lo ha riferito il leader della comunità ebraica locale. Intanto, secondo stime dell’Onu,
sono almeno 219 le persone rimaste uccise in Tunisia nelle proteste di massa che hanno
condotto alla caduta del regime di Zine al-Abidine Ben Ali, ex presidente del paese
maghrebino.
Costa D’Avorio Ancora un mese per cercare di risolvere
la crisi in Costa D’Avorio. E’ questa la decisione presa dai capi di Stato e di governo
dell’Unione Africana, a conclusione del vertice tenutosi ad Addis Abeba in Etiopia.
Un pool formato da cinque capi di Stato dovrà presentare fra 30 giorni un dossier
vincolante per gli attuali contendenti ad Abidjan per la carica di capo dello Stato:
il presidente uscente, Laurent Gbagbo, e il leader dell’opposizione, Alassane Ouattara,
eletto alle ultime consultazioni.
Coree Una nuova fase potrebbe aprirsi
nello spinoso confronto tra le due Coree. Ieri, il presidente sudcoreano, Lee Myung-Bak,
ha fatto appello al senso di responsabilità del suo omologo del nord, Kim Yong Il,
affinché sappia cogliere l’opportunità rappresentata della prevista ripresa, nei prossimi
giorni, dei colloqui tra i due Paesi.
Kazakistan In Kazakistan, dopo
che il Consiglio costituzionale si è dichiarato contrario al referendum sul prolungamento
fino al 2020 del mandato dell’attuale presidente, Nazarbaiev, lo stesso capo dello
Stato ha accettato il responso. Nazarbaiev ha anche annunciato elezioni presidenziali
anticipate.
Iraq In gennaio è stato drammatico l'aumento di violenze
in l’Iraq: durante il mese appena trascorso, nel Paese sono stati uccisi 159 civili,
quasi il doppio rispetto agli 89 morti del dicembre 2010. A renderlo noto è il Ministero
della salute iracheno. Numerose anche le vittime tra le forze dell'ordine, in base
ai dati diffusi dai Ministeri della difesa e dell'interno. A gennaio hanno perso la
vita 55 poliziotti e 45 soldati, a fronte rispettivamente delle 41 e 21 vittime dello
scorso dicembre. La recrudescenza delle violenze è dovuta a una serie di attacchi
terroristici, sferrati nelle scorse settimane contro la comunità sciita e contro alcuni
commissariati di polizia.
Afghanistan Una delegazione del movimento
armato afghano "Hezb-e-Islami", guidata da Gulbuddin Hekmatyar, si recherà prossimamente
a Kabul per incontrare i responsabili dell'Alto Consiglio per la Pace istituito dal
presidente afghano, Hamid Karzai. Lo hanno reso noto oggi fonti locali. Insieme con
i talebani e alla cosiddetta Rete Haqqani, l'Hezb-e-Islami è il terzo gruppo di opposizione
armata al governo Karzai.
Medio Oriente Miliziani palestinesi hanno
sparato la notte corsa tre razzi contro il sud di Israele. Lo ha riferito l'esercito
israeliano precisando che l’area colpita è quella di Eshkol, vicino alle città di
Netivot e Ofakim. Fortunatamente, non si ha notizia di vittime.
Germania La
cancelliera tedesca, Angela Merkel, è da ieri in visita a Tel Aviv. Accompagnata da
dieci ministri, la Merkel ha in programma, dopo quelli di ieri, una serie di incontri
con i massimi vertici d’Israele. In agenda, lo stallo dei colloqui di pace diretti
israelo-palestinesi, ma anche le crisi in Egitto e nel resto del nord Africa.
Ungheria “Il
governo ungherese è pronto a modificare la legge sulla stampa se sarà necessario”.
Lo ha detto la vicepresidente della Commissione Ue, Kroes, che ha accolto con favore
la disponibilità. La Commissione aveva minacciato una procedura di infrazione in mancanza
di modifiche a quella che Parigi e Berlino avevano definito legge-bavaglio. (Panoramica
internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LV no. 32