2011-02-01 13:56:14

Concilio Vaticano II, bussola del Terzo Millennio: ecumenismo, via della Chiesa


L’unità dei cristiani è tra le priorità del Pontificato di Benedetto XVI, secondo il cammino tracciato dal Concilio Vaticano II. Tappa importante dell’impegno ecumenico della Chiesa è stato il Decreto conciliare “Unitatis redintegratio” solennemente promulgato il 21 novembre 1964 da Paolo VI. Ce ne parla, per la nostra rubrica sul Concilio, il padre gesuita Dariusz Kowalczyk:RealAudioMP3

Tutti i cristiani sono d’accordo che le divisioni tra le diverse confessioni contraddicono la volontà di Cristo e sono di scandalo per il mondo. Ma come ricostruire l’unità perduta? L'entusiasmo ecumenico suscitato dal Vaticano II oggi sembra impallidito. Anzi, le divisioni tra le Chiese aumentano. Esse spesso sono dovute ad una diversa valutazione delle questioni morali quali omosessualità, eutanasia, fecondazione assistita ecc. Non possiamo mirare ad un'utopia ecumenica, ma non possiamo neanche dimenticare la preghiera del Signore: “Perché tutti siano una sola cosa”. L'ecumenismo tuttavia non viene aiutato da chi, scegliendo un'illusoria scorciatoia, proclama che tutte le confessioni siano, in fondo, uguali e ciascuna racchiuda la propria verità. Perché la verità è una sola, quella di Gesù Cristo. E il Vaticano II afferma chiaramente: “solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è il mezzo generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza” (n. 3). Questo non vuol dire che un cattolico sia migliore di un non-cattolico. Il Concilio fa notare che benché la Chiesa cattolica abbia in suo possesso tutti i mezzi della grazia, “i suoi membri non se ne servono per vivere con il dovuto fervore” (n. 4). E così può capitare che uno con pochi mezzi sia più vicino al Vangelo che non quello con molti mezzi. Qui bisogna ricordare uno dei principi ecumenici del Concilio: i fedeli “tanto meglio promuoveranno la fede, […] quanto più si studieranno di condurre una vita più conforme al Vangelo” (UR, 7). “Questa conversione del cuore […], insieme con le preghiere […] per l'unità dei cristiani– leggiamo nel Decreto “Unitatis redintegratio” – devono essere considerate come l'anima di tutto il movimento ecumenico” (n. 8). Dobbiamo impegnarci dunque come se tutto dipendesse da noi, ma aspettare i risultati come se tutto dipendesse solo da Dio.







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