2011-01-30 14:02:13

Onu, ancora stallo sui negoziati per l'indipendenza del Sahara occidentale


I negoziati tra Marocco e Fronte Polisario sulla questione di un referendum per l’indipendenza del Sahara occidentale si sono nuovamente conclusi all’Onu di New York con un nulla di fatto. Una situazione di stallo che perdura da oltre 35 anni e che continua ad alimentare uno dei maggiori conflitti dimenticati della storia contemporanea. A lanciare l’allarme sono le organizzazioni umanitarie non governative e le associazioni saharawi per i diritti umani, che denunciano la grave situazione umanitaria venutasi a creare tra gli oltre 200 mila rifugiati che vivono nelle tendopoli dell’Algeria meridionale. A preoccupare i profughi saharawi è in particolare l’impotenza delle Nazioni Unite: nonostante la presenza di una missione di caschi blu, non riesce a garantire la sicurezza di quanti si trovano nelle aree contese. Stefano Leszczynski ha intervistato Giulia Olmi, esperta della questione del Sahara occidentale per il CISP – Comitato internazionale per lo sviluppo dei Popoli: RealAudioMP3

R. – Il nodo principale è che la decisione, la concretezza delle Nazioni Unite gravita sempre intorno al Consiglio di Sicurezza, che è quello i cui pareri poi sono vincolanti. C’è un problema di riforma molto grande delle Nazioni Unite, di riequilibrio dei suoi stessi poteri decisionali.

D. – Si parla di una presenza di circa 200 mila persone nei campi profughi nell’Algeria meridionale. Qual è la condizione di vita di queste persone?

R. – Se uno considera che da 35 anni sono rifugiati in un territorio straniero, in un territorio e in una situazione precaria, sembra veramente di parlare di un miracolo. Anzitutto, si autogestiscono, essendo una Repubblica in esilio. Ma certo, dopo 35 anni, il problema è che devono svilupparsi come uomini, come persone e ne hanno il diritto.

D. – Le Nazioni Unite sono bloccate come sistema sulla soluzione della questione saharawi. L’Unione Europea non si dimostra sufficientemente forte. Si ha quasi l’impressione insomma che ci sia anche forse un interesse politico nel mantenere la situazione così com’è...

R. – Fa comodo a chi in questa terra ha interesse di controllare quelle risorse naturali molto forti, che sono i fosfati, la pesca, l’olio e i gas. E ora ne stanno beneficiando l’Unione Europea e alcuni Paesi in particolare dell’Unione Europea – la Spagna e la Francia – e questo poi si specchia a livello politico con chi appoggia certe risoluzioni e chi non le appoggia. (ap)








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