2011-01-30 19:31:22

Manifestazione di massa al Cairo. El Baradei: "Inizia una nuova fase".


In Egitto, continua a salire il bilancio delle vittime negli scontri: si parla di 150 morti. Blindata il Cairo: nel pomeriggio 16 carri armati sono stati schierati in piazza Taharir dove si è svolta una massiccia manifestazione anti Mubarak alla quale ha partecipato il leader dell’opposizione e premio Nobel per la pace El Baradei che ha detto: “E’ l’inizio di una nuova fase”. In serata il presidente del Parlamento ha annunciato l’intenzione di rivedere i risultati delle elezioni legislative del 5 dicembre scorso ufficialmente vinte da Mubarak. Il servizio di Barbara Schiavulli: RealAudioMP3

Dalla grave situazione in Egitto, agli scontri dei giorni scorsi in Tunisia, alle manifestazioni che hanno animato anche la capitale della Giordania, Amman. Cosa sta attraversando i Paesi del Nord Africa? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto a Adnane Mokrani, docente di lingua e cultura islamica all’Università Gregoriana:RealAudioMP3

R. – C’è un nuovo fenomeno di lotta pacifica per un cambiamento politico radicale e questo non solamente in Nordafrica o nei Paesi arabi, ma nel mondo islamico in generale. Ci ricordiamo dell’Onda verde in Iran, abbiamo visto la stessa cosa, dopo, in Tunisia e adesso in Egitto. C’è una grandissima sete di libertà e democrazia, che sono valori universali, naturali per tutti i popoli.

D. – Noi ricordiamo bene ciò che però è accaduto in Iran. Ora, non sappiamo cosa accadrà in Egitto o in Tunisia. Negli altri Paesi quanto può giovare tutto questo al fondamentalismo?

R. – Il fondamentalismo religioso, comunque, non è altro che l’altra faccia della dittatura: ne è il frutto. E questi dittatori in Tunisia e altrove, nel passato, hanno usato sempre la minaccia fondamentalista per spaventare l’Occidente e presentarsi come i difensori dell’Occidente contro il pericolo del fondamentalismo. E invece succede proprio il contrario: sono i dittatori che producono i fondamentalisti. Oggi, viviamo una fase direi post-islamista, nel senso che l’ideologia politica dell’islamismo è ormai superata: c’è una nuova coscienza, una nuova esigenza di libertà e di democrazia, che può essere la vera chiave per rispondere alle vere sfide della società.

D. – Quindi, c’è una buona corresponsabilità in tutto ciò dei Paesi occidentali?

R. – Sì, speriamo che l’Occidente, e l’Europa in particolare, aiutino questi Paesi nel loro cammino pacifico verso la libertà e la democrazia. Se guardiamo la storia della Tunisia e dell’Egitto, la Tunisia in 60 anni ha avuto solamente due presidenti. L’Egitto negli ultimi 60 anni ha avuto solamente tre presidenti. Non sono cose accettabili, oggi. Questi dittatori purtroppo sono stati amici dei grandi potenti del mondo. Adesso, c’è bisogno di una nuova coscienza mondiale, che aiuti i diritti di tutti i popoli alla democrazia, alla giustizia, allo sviluppo, alla libertà.

D. – Noi sappiamo quello che finora è stato il ruolo dell’Egitto in ambito internazionale. Gli effetti di quelli che saranno i cambiamenti nel Paese che conseguenze potranno avere?

R. – Sicuramente, l’Egitto ha un ruolo determinante nella geopolitica del Medio Oriente: è un Paese alleato degli Stati Uniti ed è il secondo Paese del mondo, dopo Israele, che riceve aiuti dagli Stati Uniti. Sicuramente, un cambiamento radicale nella leadership, nel governo, avrà conseguenze sia per la pace nel Medio Oriente, sia nei rapporti con Israele. La situazione egiziana è molto complessa. Quello che ha aiutato un poco in Tunisia è stata la neutralità dell’esercito. In Egitto, le cose non sono così chiare adesso.

D. – Secondo lei, ci sarà un effetto-domino?

R. – Penso di sì. Anche le manifestazioni in Yemen sono molto importanti, perché il presidente yemenita attuale regna da una quarantina d'anni. L’importanza della Tunisia è stata proprio la sorpresa, il successo eclatante e spettacolare che ha chiamato gli altri popoli a seguire l’esempio.(ap)







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