2011-01-30 10:44:13

Giornata contro la lebbra: 650 mila nuovi contagi all'anno, l'India il Paese più colpito


Lo ha ricordato Benedetto XVI all'Angelus di stamattina, parlando della "grave miseria" che affligge ancora oggi i malati di lebbra: ogni anno nel mondo vengono diagnosticati circa 650 mila nuovi casi di contagio, di cui il 70 per cento in India. Ma anche Mozambico, Indonesia, Repubblica Democratica del Congo e Brasile hanno riscontrato aumenti rilevanti. La 58.ma Giornata mondiale dei malati di lebbra, che si celebra oggi sul tema “C’è un solo cielo per tutto il mondo”, richiama l’attenzione sulla gravità di questa malattia. L’Aifo, Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, da anni lavora per sensibilizzare l’opinione pubblica e per raccogliere fondi a favore di progetti di sostegno in quei Paesi in cui la lebbra è ancora diffusa. In molte piazze italiane saranno allestiti i banchetti della solidarietà, dove sarà possibile acquistare vasetti di miele. Fino al 10 febbraio, inoltre, è attivo il numero di Sms 45 592 al quale si può donare un euro. Anna Rita Cristaino ha intervistato Simona del Re, consigliera nazionale dell’Aifo, sulle iniziativa che sta promuovendo l’Associazione:RealAudioMP3

R. - L’Aifo, in questo periodo, è impegnata a tutto campo, in mille piazze italiane, con l’iniziativa “Il miele della solidarietà” per dare forza al nostro impegno - ormai più che cinquantennale - al fianco dei malati di lebbra: quest’anno è dedicato specificatamente all’Africa. Oggi, occorre ancora parlare - anche in Italia - in modo positivo di ciò che si fa e quindi questa Giornata rappresenta un momento positivo, proprio perché possiamo veramente salvare la bellezza dell’uomo dalla lebbra.

D. - Si conosce poco della malattia: sembra quasi che sia una malattia che ormai non colpisca più nessuno…

R. - Molto è stato fatto. Non possiamo dire che non sia stato fatto nulla rispetto alla diagnosi e alla prevenzione. Tuttavia, eistono ancora 15 milioni di ex malati, perché la lebbra - lo sappiamo bene - lascia questo segno che sfigura l’uomo, crea delle menomazioni. Noi abbiamo 15 milioni di persone che hanno avuto la lebbra e che sono coinvolte nei nostri progetti di riabilitazione, fisica e sociale. La lotta alla lebbra significa anche reinserimento delle persone che hanno avuto questa malattia.

D. - Anche nei Paesi europei, ci possono essere ancora casi di lebbra?

R. - Ci possono essere, ma esclusivamente per frutto della migrazione. Anche in Italia qualche caso è stato diagnostica, ma chiaramente preso in tempo. Noi parliamo di fasce di popolazione nel mondo, dove c’è povertà e dove non ci sono servizi sanitari locali… E’ chiaro che in quei luoghi la lotta alla lebbra è più difficile.

D. - In cosa consistono i vostri interventi?

R. - Diagnostichiamo la malattia, curiamo le persone, reinseriamo nelle comunità queste persone, dicendo che la malattia della lebbra è curabile ed educando il contesto sociale - quindi le comunità e le famiglie - a reinserire le persone che hanno avuto questa malattia. Questo è certamente il lavoro più grande svolto dall’Aifo: aiutare a riabilitare le persone attraverso il microcredito e il coinvolgimento della comunità locale. Lavoriamo insieme alle persone del posto, dando loro la possibilità di creare autosviluppo.

D. - Nel novembre del 2010, l’Onu ha approvato le linee e i principi per l’eliminazione della discriminazione nei confronti dei malati di lebbra. Quanto è importante questa Dichiarazione per la tutela dei diritti dei malati di lebbra?

R. - Sicuramente questa Dichiarazione è importante. Ma, ahimè, se ne parla molto poco. Per noi è una grande “forza di cittadinanza” - usando le parole di Raul Follereau - per dare giustizia e dignità a migliaia di persone che subiscono la malattia della lebbra: perché la disabilità diventa forza, sostegno, quando si considera la persona come tale, come un cittadino del mondo. (mg)







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