Benedetto XVI all'Angelus: la Chiesa non teme le persecuzioni, il mondo si apra al
Vangelo delle Beatitudini
La Chiesa non teme la persecuzione che contro di lei esercita una società troppo incline
al benessere e poco ai valori dello spirito. Lo ha affermato questa mattina Benedetto
XVI, commentando all’Angelus il Vangelo delle Beatitudini proposto oggi dalla liturgia.
Al termine della preghiera mariana, il Papa ha ricordato la Giornata mondiale di lotta
alla lebbra e quella di intercessione per la pace in Terra Santa, per poi concludere
con il lancio delle colombe dalla finestra del suo studio, attorniato da due giovani
dell’Azione Cattolica. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Il giorno
in cui Gesù trasformò la montagna in una “cattedra” non lo fece per lanciare una nuova
ideologia, ma per insegnare all’umanità che i beni del cielo saziano davvero la fame
e asciugano per intero le lacrime di chi soffre, molto più delle ricchezze e delle
consolazioni terrene. E’ l’insegnamento desunto da Benedetto XVI, che si è soffermato
con una breve riflessione sul “grande discorso” – come lo ha definito – delle Beatitudini,
quasi un Vangelo nel Vangelo. Il messaggio che Cristo lancia dalla montagna, proclamando
“Beati” i reietti, “è diretto a tutto il mondo nel presente e nel futuro – ha affermato
il Papa – e può essere compreso e vissuto solo nella sequela di Gesù”:
“Non
si tratta di una nuova ideologia, ma di un insegnamento che viene dall’alto e tocca
la condizione umana, proprio quella che il Signore, incarnandosi, ha voluto assumere,
per salvarla (...) Le Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai
falsi valori del mondo e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri. Quando, infatti,
Dio consola, sazia la fame di giustizia, asciuga le lacrime degli afflitti, significa
che, oltre a ricompensare ciascuno in modo sensibile, apre il Regno dei Cieli”.
Prendendo
spunto dal suo libro "Gesù di Nazareth", Benedetto XVI ha osservato che “le Beatitudini
sono la trasposizione della croce e della risurrezione nell’esistenza dei discepoli”.
Esse, ha soggiunto, “rispecchiano la vita del Figlio di Dio che si lascia perseguitare,
disprezzare fino alla condanna a morte, affinché agli uomini sia donata la salvezza”.
Un atteggiamento che ha profondamente inciso sui duemila anni di storia della Chiesa:
“Il
Vangelo delle Beatitudini si commenta con la storia stessa della Chiesa, la storia
della santità cristiana, perché – come scrive San Paolo – ‘quello che è debole per
il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato
per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che
sono’. Per questo la Chiesa non teme la povertà, il disprezzo, la persecuzione in
una società spesso attratta dal benessere materiale e dal potere mondano”.
Denso
il post-Angelus, che ha visto il Papa entrare in dialogo diretto con le migliaia di
giovanissimi dell’Azione Cattolica Ragazzi, circa cinquemila quelli in Piazza San
Pietro, che hanno percorso le vie di Roma nella tradizionale “Carovana della pace”,
per poi convergere nel colonnato del Bernini, guidati dal cardinale vicario, Agostino
Vallini. Benedetto XVI li ha salutati con calore e poi ha ceduto il microfono a una
giovane, che assieme a un bambino lo ha affiancato alla finestra. La ragazzina, dopo
aver citato alcuni progetti di solidarietà promossi dall’Azione Cattolica Ragazzi,
ha lanciato un appello alla pace:
“Ultimamente abbiamo ascoltato tante
brutte notizie. Troppe persone decidono di usare la violenza per imporre le proprie
idee politiche e religiose. Tutte le volte che litighiamo con i compagni, i grandi
ci dicono sempre che dobbiamo fare la pace, che dobbiamo parlare tra di noi e andare
d’accordo. E noi oggi vorremmo dire la stessa cosa a tutti: dobbiamo volerci bene
come fratelli, a qualsiasi religione o cultura apparteniamo!”.
L'Angelus
si è concluso con il tradizionale lancio di colombe in segno di pace, ma poco prima,
il Papa si era soffermato sulla Giornata mondiale dei malati di lebbra, salutando
l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, che proprio nel 2011 compie 50 anni
di attività, e ha aggiunto una preghiera per chi ancora oggi è vittima della malattia:
“La
lebbra, pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora molte persone in condizione
di grave miseria. A tutti i malati assicuro una speciale preghiera, che estendo a
quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano a sconfiggere il morbo di Hansen”.
Benedetto XVI ha augurato “serenità e prosperità” ai Paesi dell’Estremo
Oriente che nei prossimi giorni celebreranno il capodanno lunare, quindi, in lingua
francese, ha invitato i giovani a partecipare numerosi alla prossima Gmg di Madrid.
Ed
erano molto numerosi, dunque, i bambini e gli adolescenti dell’Azione cattolica ragazzi
(Acr) presenti stamani in Piazza San Pietro per assistere all’Angelus del Papa e salutare
con un applauso le colombe della pace. I ragazzi hanno concluso, così, la “Carovana
della Pace”, partita in mattinata da Piazza Navona. Isabella Piro ne ha parlato
con don Giuseppe Forlai, assistente dell’ACR diocesana romana:
R. – La Carovana
della pace è un’iniziativa annuale dell’Azione Cattolica, riservata ai ragazzi di
Azione Cattolica, aperta alle loro famiglie, per chiudere il “Mese della pace” che
si vive a gennaio e che è costellato da varie iniziative dei diversi settori di Azione
Cattolica. Quindi, è un’iniziativa che chiude un mese fatto di incontri, di approfondimenti
e anche di momenti di preghiera. L’Azione Cattolica, a Roma, ha vissuto già il 13
gennaio, presso la Basilica del Sacro Cuore, la preghiera per i copti, vittime dell’attentato
ad Alessandria d’Egitto, e il 16 gennaio ha vissuto un momento di testimonianza e
di incontro nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie. Infine, il 22 gennaio, i
settori Giovani e Adulti hanno vissuto a San Carlo al Corso una veglia di preghiera.
D.
– Quindi, anche il tema di quest’anno, scelto per la "Carovana", si ispira al messaggio
del Papa per la Giornata mondiale della Pace?
R. – Sì, il tema della
libertà religiosa è stato molto presente nella preparazione. I ragazzi di Azione Cattolica,
comunque, si sono preparati a questo avvenimento con il sussidio per il mese della
pace, che quest’anno aveva per titolo “Voi siete la luce del mondo”, dove sono descritte
varie iniziative e vari momenti educativi, di approfondimento e di celebrazione, che
preparano a vivere il mese della pace, naturalmente commisurato alla loro età. È ovvio,
però, che il mese è sempre modulato sul tema del messaggio del Santo Padre.
D.
– Ogni anno la "Carovana della pace" viene legata ad un progetto solidale: cosa si
è scelto per il 2011?
R. – Quest’anno la Carovana è legata a due iniziative:
la prima, a favore di un orfanotrofio gestito dalle Suore Ancelle dell’Immacolata
Concezione, in Siberia, nella diocesi cattolica di San Giusepp, e la seconda iniziativa
è a sostegno del Centro di crisi per i bambini di strada di San Pietroburgo. In questo
centro lavorano insieme sacerdoti cattolici e ortodossi.
D. – Cosa possono
fare realmente i ragazzi, i bambini per costruire la pace?
R. – Quello
che possono fare i bambini è molto se lo fanno insieme alle famiglie. Sì, si possono
educare i ragazzi all’interno dell’Azione Cattolica: per esempio, educazione alla
pace nel gruppo significa avere un comportamento corretto, non arrivista, significa
educare al perdono e così via. È chiaro, però, che poi l’educazione alla socialità
e quindi anche alla pace è un’educazione che vede protagonista soprattutto la famiglia
e quindi la scuola. Non possiamo pensare ad un’azione educativa isolata: è necessario
che ci sia un patto educativo con la famiglia e con la scuola.
D. –
Qual è l’emozione dei bambini e dei ragazzi, secondo lei, nell’incontrare il Santo
Padre?
R. – L’emozione forte è sicuramente quella di incontrare il Santo
Padre da vicino, ma soprattutto di rappresentare tutti i ragazzi di Azione Cattolica
che sono lì. Per un ragazzo, per un bambino, comunque è una cosa da ricordare. La
sostanza dell’iniziativa, al di là del gesto, che sicuramente è molto, molto importante,
è che attraverso questi momenti si lanci un messaggio e si dia a questi ragazzi punti
di riferimento di valore. Quindi, la parola del Santo Padre e anche questo gesto sono
ordinati alla crescita di un’interiorità. La sostanza, insomma, è nel cuore. (ap)