Il commento del teologo padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
Nella quarta Domenica del Tempo ordinario, la liturgia propone il passo evangelico
in cui il Signore, salito su di un monte, dice alle folle:
“Beati i poveri
in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati…”
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento
del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla
Pontificia Università Gregoriana:
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evangelica è una sfida e uno scandalo: per il linguaggio, per le categorie di persone
citate, per la gioia che sprigiona, per l’utopia che richiede. Eppure sono queste
Beatitudini la vera magna charta del messaggio cristiano e il profilo dell’identità
dei discepoli del Signore. Gesù non ha soltanto fatto queste affermazioni, con tutta
la solennità che Matteo ben mette in risalto nel testo; ma egli stesso è vissuto povero
e mite, misericordioso e pacifico, perseguitato e difensore dei perseguitati ed emarginati.
Per questo non si tratta di proclami morali, di frasi ad effetto, ma di valori tipici
e non negoziabili per la comunità cristiana.
Certo, guardandoci attorno
per verificare se questi sono i valori guida oggi, il paradosso di questo testo appare
ancor più radicale. Per molti è beato chi è ricco, chi è potente e anche prepotente,
chi se la gode la vita e non rinuncia a nulla, chi è famoso, anche a costo di vendersi
l’anima e la dignità. E allora cosa fare? Prendere queste Beatitudini come pura illusione
per gente senza spina dorsale o senza scrupoli? Oppure seguire Cristo che queste beatitudini
le ha vissute, e non solo proclamate? Seguiamo lui, conosceremo che esse conducono
alla gioia vera, ad un’autorevolezza che anche nei Santi si è manifestata con tutto
lo splendore della fede vissuta. È una sfida che come cristiani dobbiamo accettare
e vivere, sempre.