2011-01-29 16:07:47

Il commento del teologo padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica


Nella quarta Domenica del Tempo ordinario, la liturgia propone il passo evangelico in cui il Signore, salito su di un monte, dice alle folle:

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati…”

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

Questa pagina evangelica è una sfida e uno scandalo: per il linguaggio, per le categorie di persone citate, per la gioia che sprigiona, per l’utopia che richiede. Eppure sono queste Beatitudini la vera magna charta del messaggio cristiano e il profilo dell’identità dei discepoli del Signore. Gesù non ha soltanto fatto queste affermazioni, con tutta la solennità che Matteo ben mette in risalto nel testo; ma egli stesso è vissuto povero e mite, misericordioso e pacifico, perseguitato e difensore dei perseguitati ed emarginati. Per questo non si tratta di proclami morali, di frasi ad effetto, ma di valori tipici e non negoziabili per la comunità cristiana.

Certo, guardandoci attorno per verificare se questi sono i valori guida oggi, il paradosso di questo testo appare ancor più radicale. Per molti è beato chi è ricco, chi è potente e anche prepotente, chi se la gode la vita e non rinuncia a nulla, chi è famoso, anche a costo di vendersi l’anima e la dignità. E allora cosa fare? Prendere queste Beatitudini come pura illusione per gente senza spina dorsale o senza scrupoli? Oppure seguire Cristo che queste beatitudini le ha vissute, e non solo proclamate? Seguiamo lui, conosceremo che esse conducono alla gioia vera, ad un’autorevolezza che anche nei Santi si è manifestata con tutto lo splendore della fede vissuta. È una sfida che come cristiani dobbiamo accettare e vivere, sempre.







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