Allarme Caritas: è ancora emergenza in Pakistan a sei mesi dalle alluvioni
“La situazione è ancora molto grave per migliaia di famiglie. Per la ricostruzione
ci vorranno anni. I cristiani e le altre minoranze religiose sono i cittadini che
affrontano le maggiori difficoltà per accedere ai fondi”. È la denuncia di padre Bonnie
Mendes, sacerdote pakistano e direttore del Dipartimento Asia della Caritas Internationalis,
che ha tracciato all’agenzia Fides un bilancio degli interventi di solidarietà a sei
mesi dalle alluvioni che hanno colpito il Paese asiatico. “Siamo tuttora in piena
emergenza – spiega il direttore - oltre 170mila rifugiati soggiornano nei campi profughi
e alcune aree sono ancora coperte dalle acque. Su coloro che sono tornati a casa incombono
miseria e malattie; c’è bisogno di assistenza per garantire il sostentamento quotidiano
perché le case e le coltivazioni sono distrutte. Urge ricostruire le case dei singoli
cittadini e il governo ha scelto la strada di dare un contributo in denaro”. Anche
le Nazioni Unite hanno ribadito che “a sei mesi dalla crisi, la situazione è tutt’altro
che risolta” mentre un rapporto della Ong internazionale Oxfam, afferma che attualmente,
date le basse temperature, vi sono oltre 200mila casi di infezioni polmonari fra i
profughi. "Molti osservatori - spiega ancora padre Mendes - hanno segnalato poi il
grave problema della corruzione" che “spesso blocca il flusso e lo stanziamento di
aiuti ai profughi”. Inoltre, spiega, “per i cristiani e le altre minoranze religiose,
diventa ancor più difficile accedere ai fondi”. Il processo di ricostruzione è solo
agli inizi, sottolinea il sacerdote. “I programmi della Caritas locale in collaborazione
con la Caritas Internationalis hanno portato aiuti per oltre 20 milioni di dollari”,
spiega. Oltre a Caritas ci sono poi progetti promossi, tra gli altri, da ordini religiosi
come gesuiti, francescani, missionari di San Colombano, salesiani, fratelli di La
Salle. (L.G.)