2011-01-29 15:21:45

Ad Algeri la plenaria dei vescovi nordafricani. Mons. Landel: la crisi nell'area è uno sviluppo della società musulmana


I vescovi dell’Africa del Nord si riuniscono da oggi ad Algeri per la loro assemblea plenaria, sullo sfondo dei disordini politici nel mondo arabo-musulmano. I vescovi, che provengono da Algeria, Libia, Marocco, Mauritania e Tunisia parleranno sicuramente anche delle rivolte popolari contro il governo, e anche del ruolo dei cristiani in queste società: come devono e possono porsi i cristiani nell’area del Maghreb? Romilda Ferrauto, della nostra redazione francese, lo ha chiesto a mons. Vincent Landel, arcivescovo di Rabat, in Marocco e presidente della Conferenza dei vescovi dell’Africa del Nord:RealAudioMP3

R. – A partir de tous les événements qui se passent actuellement, on va essayer…
A partire da quello che sta accadendo attualmente, cercheremo di crearci una visione un po’ più chiara per comprendere meglio le situazioni. Penso in particolare alla Tunisia, dove i vescovi hanno avuto un ruolo di primo piano. Parleremo di tutti questi argomenti e poi valuteremo come porci in quanto cristiani: infatti noi tutti siamo, in pratica, cristiani stranieri ed abbiamo un certo dovere di discrezione nei riguardi del Paese che ci accoglie.

D. – Qual è il ruolo dei cristiani, in un contesto simile?

R. – Je dirais que la place des chrétiens elle est nulle: …
Direi che il ruolo dei cristiani è inesistente: lo straniero non parteciperà alle manifestazioni, non sfilerà dietro ad una bandiera, perché altrimenti sarà costretto a lasciare il Paese. Il ruolo dello straniero è quello di continuare a vivere in spirito di incontro con i nostri amici musulmani, a parlare con loro, ma non a prendere il loro posto per quanto riguarda decisioni di ordine politico o addirittura sociale.

D. – Se ho capito bene, i cristiani devono rimanere neutrali?

R. – On les écoute, on leur dit que l’on est avec eux, d’une certaine façon, …
Li ascoltiamo, li rassicuriamo perché siamo con loro, in un certo senso, ma non possiamo dire loro che siamo da una parte piuttosto che da un’altra. E soprattutto, noi siamo quasi nulla, in questo Paese: se ad esempio consideriamo il Marocco, siamo 25 mila su una popolazione di 35 milioni di persone. Nemmeno una goccia d’acqua nel mare. Oltretutto, siamo cristiani di passaggio. Per quanto riguarda la Tunisia, credo siano pochi ormai, anche tra i preti ed i religiosi, che ricordano i tempi di Bourguiba. Credo esista il dovere di discrezione; per contro, se per una ragione o per l’altra ci verrà richiesta una partecipazione in ambito di accompagnamento o di associazione, risponderemo al momento. Si tratta dello sviluppo di un popolo.

D. – Non avete paura che l’attuale incertezza possa favorire la presa di potere da parte dei fondamentalisti?

R. – Le fondamentaliste dont on a peur en Tunisie, qui se trouve a Londres depuis…
Il fondamentalista del quale si ha paura, in Tunisia, si trova a Londra da vent’anni ed il suo rientro è previsto per domenica. Egli ha detto che non ha nessuna intenzione di creare un governo islamista e mi pare che abbia detto che non intende nemmeno fare parte del governo. Ho la forte impressione, soprattutto quando penso all’Europa, che vi sia un terrore mostruoso nei riguardi dell’islam e che quindi lo si trasformi in fondamentalismo. L’islam è la religione vissuta da uomini e donne.

D. – Eppure, ci sono attentati terroristici ogni giorno, e questo è un fatto…

R. – Certains, c’est vrai, peuvent être fondamentalistes et extrémistes, mais c’est…
E’ vero, alcuni sono fondamentalisti ed estremisti, ma si tratta veramente di una minoranza molto piccola. Credo che sia necessario che in Europa si impari ad accettare il fatto che un musulmano non è il “diavolo”. Smettiamola di avere paura dei fondamentalisti. Quello che è accaduto in Egitto, quello che accade in Iraq … io non potrei dire che si tratti di una faccenda di musulmani contro cristiani: si tratta di una faccenda di piccoli gruppi di musulmani contro cristiani; sono anche morti dei musulmani, e ne muoiono tutti i giorni. Personalmente, ho rapporti molto franchi e molto amichevoli con dei musulmani: sono sicuro che la stessa cosa facciano i miei fratelli in Tunisia, in Algeria. (gf)







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