Tensione in Gabon: l'opposizione contesta l'elezione del presidente Ali Bongo
Gli Stati Uniti riconoscono l’attuale capo di Stato del Gabon, Ali Bongo Ondimba.
A chiarirlo un comunicato dell’ambasciata di Washington a Libreville, dopo le tensioni
dei giorni scorsi nel Paese africano. Ieri le forze dell'ordine della capitale avevano
disperso i sostenitori del leader di opposizione e autoproclamato presidente André
Mba Obame, rifugiato da martedì nella sede del programma per lo sviluppo dell'Onu
a Libreville. L'opposizione contesta l'elezione di Ali Bongo a capo di Stato nell’agosto
2009. Sulla situazione in Gabon, ascoltiamo Mario Giro, responsabile delle
relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio, intervistato da Giada Aquilino:
R. – È una
vecchia storia, nel senso che quando fu eletto il presidente attuale Ali Bongo, figlio
di Omar Bongo, ci fu una crisi interna al partito che ha governato il Paese fin dall’indipendenza.
Obame e l’attuale presidente fanno parte dello stesso schieramento, della stessa classe
dirigente. Ci fu una battaglia intestina che dura ancora oggi. Non dobbiamo immaginarci,
però, che si tratti di una situazione simile ad altre: sarebbe facile fare il parallelo
con ciò che si sta verificando per esempio in Nord Africa.
D. – Alcuni
organi di stampa hanno paragonato questa situazione alla vicenda della presidenza
contesa in Costa d’Avorio. Secondo lei non è corretto?
R. – Direi proprio
di no. Gbagbo e Ouattara sono un’altra questione. Ouattara non si è autoproclamato
presidente, come ha fatto Obame; Ouattara è stato riconosciuto presidente dalla comunità
internazionale e dall’Onu, mentre il Consiglio costituzionale ivoriano ha proclamato
presidente Gbagbo: una situazione di stallo in un Paese già diviso de facto dal 2002.
In Costa d’Avorio quindi c’è uno scontro tra poteri, tra istituzioni diverse, con
una situazione molto complicata, sia dal punto di vista politico ma, ancor prima,
dal punto di vista giuridico. Per esempio, a questo punto Ouattara ha una difficoltà:
essendo stato riconosciuto internazionalmente, fare un passo indietro significherebbe
smentire non solo se stesso ma tutta la comunità internazionale.
D.
– Che Paese è il Gabon oggi?
R. – È un Paese produttore di petrolio
che si sta affermando con una nuova soggettività nel quadro dell’Africa centrale.
Un Paese piccolo dal punto di vista del numero di abitanti, nel senso che i gabonesi
sono appena un milione e mezzo circa; però, è un Paese che riceve molti immigrati,
che - da questo punto di vista - ha gli stessi problemi che abbiamo noi, in Europa;
è un Paese che ha lavorato molto per la pace e la stabilità dell’Africa centrale,
in particolare durante passati conflitti intestini sia nel Congo Brazzaville sia,
recentemente, in Centrafrica. È uno dei Paesi più stabili dell’area.
D.
– Com’è impegnata la Comunità di Sant’Egidio per il Gabon?
R. – La Comunità
di Sant’Egidio ha buone relazioni con le autorità gabonesi, fin dall’epoca di Omar
Bongo, il quale – in particolare sulla campagna per la moratoria per la pena di morte
– accettò la proposta di Sant’Egidio di abolire definitivamente la pena di morte in
Gabon per tutti i reati e diventare Paese promotore della proposta di moratoria che
l’Italia portava avanti a livello delle Nazioni Unite, cosa che è stata fatta. Poi
abbiamo rapporti in altri campi, in particolare sulla questione delle diverse attività
per la stabilità, la mediazione e la pace nell’Africa occidentale. (gf)