2011-01-28 15:06:35

In Tunisia, soddisfazione dopo l’annuncio della formazione del governo di unità nazionale


In Tunisia, la gente lascia la piazza. Oggi i giornali parlano del neonato governo di transizione annunciato ieri dal primo ministro Mahmmoud Gannouchi, per portare il Paese alle elezioni e – come ha sottolineato il premier - senza gli uomini di Ben Ali, così come la piazza ha chiesto per giorni. Lo stesso Gannouchi, per 11 anni primo ministro nel regime dell'ex presidente e ancora prima ministro del governo di unità nazionale ha detto che lascerà alla scadenza del suo mandato tra sei mesi. Ma qual è il sentire della gente? Fausta Speranza lo ha chiesto all’inviato a Tunisi dell’agenzia France Presse, Dario Thuburn:RealAudioMP3

R. - La reazione è molto positiva. La gente è un po’ stanca di queste proteste quotidiane. Ci sono stati molti cambiamenti nella vita non solo politica, ma anche nell’economia, nella vita sociale. Ci vuole ora un po’ di tempo per riuscire ad assorbire questi cambiamenti e la gente vuole un po’ di calma per fare questo.

D. - Come sarà questa preparazione alle elezioni tra sei mesi, nell’arena politica?

R. - Sarà molto difficile, perché nel regime di Ben Alí non c’era una vera opposizione e quindi non ci sono, in realtà, leader di partiti; non c’è una vera politica, così come noi la possiamo intendere. Quindi sì, sarà difficile; sarà caotico, forse … Ma la voglia del popolo, della gente con la quale ho parlato è quella di andare verso la democrazia, di avere queste elezioni. E poi si vedrà …

D. - Domani a Tunisi è prevista una manifestazione delle donne: qual è stato e qual è il ruolo delle donne?

R. - I diritti delle donne sono molto, molto tutelati in Tunisia e questo è - ironicamente - uno dei grandi successi di Ben Alí e del precedente regime. Adesso, molte donne sono preoccupate per questi cambiamenti, specialmente riguardo al fondamentalismo islamico: vogliono capire se tornerà in Tunisia, se tornerà nella politica. Quando parlo con loro, le donne sono molte caute, mentre gli uomini sono felicissimi di questa rivoluzione, sono molto fieri. Le donne sono molto più caute. Ora ci sono delle leggi che tutelano i diritti delle donne nelle famiglie, delle donne divorziate; che permettono loro di comportarsi come vogliono, di fare la vita che vogliono, di vestirsi come vogliono. Le donne sono quindi un po’ preoccupate che ci possano essere dei cambiamenti.

D. - In qualche modo, Tunisi è stata presa a modello in Algeria, nello Yemen, in Egitto: c’è questa sensazione da parte della gente?

R. - Molti sono fieri di questo e dicono: adesso vogliamo la rivoluzione anche in altri Paesi. La gente parla della Libia, dell’Algeria, dell’Egitto … I tunisini leggono e sentono di queste proteste in altri Paesi e sono fieri di questo, perché è cominciato tutto qui.

D. - Secondo te, c’è una specificità tutta tunisina di questa rivolta?

R. - Parlando con esperti, mi dicono che sì, ci sono delle specificità tunisine: il fatto che la popolazione sia abbastanza omogenea, che non vi siano divisioni tribali, non ci sono divisioni religiose o etniche. La popolazione è molto compatta e questo ha certamente reso più facile la rivolta. (mg)

Manifestazioni in tutto l’Egitto: si parla di almeno un morto
In Egitto la polizia ha impedito a Mohamed El Baradei, ex direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, di prendere parte a manifestazioni contro il governo del presidente Hosni Mubarak al Cairo. El Baradei, tornato ieri in patria, ha formato di recente un movimento, l'Associazione Nazionale per il cambiamento, che chiede riforme democratiche e sociali. La polizia ha inoltre arrestato quattro giornalisti francesi. Intanto, con un crescendo che di ora in ora si fa più rapido le manifestazioni contro il regime di Mubarak, si stanno estendendo in tutta la capitale egiziana. Il capo della diplomazia dell'Unione Europea, Catherine Ashton, ha chiesto alle autorità egiziane di rispettare il diritto dei loro cittadini a manifestare pacificamente.

Tensione in Gabon: messo in dubbio dall’opposizione il capo dello Stato
Gli Stati Uniti riconoscono l’attuale capo di Stato del Gabon, Ali Bongo Ondimba. A chiarirlo un comunicato dell’ambasciata di Washington a Libreville, dopo le tensioni dei giorni scorsi nel Paese africano. Ieri le forze dell'ordine della capitale avevano disperso i sostenitori del leader di opposizione e autoproclamato presidente André Mba Obame, rifugiato da martedì nella sede del programma per lo sviluppo dell'Onu a Libreville. L'opposizione contesta l'elezione di Ali Bongo a capo di Stato nell’agosto 2009. Sulla situazione in Gabon, ascoltiamo Mario Giro, responsabile delle relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – È una vecchia storia, nel senso che quando fu eletto il presidente attuale Ali Bongo, figlio di Omar Bongo, ci fu una crisi interna al partito che ha governato il Paese fin dall’indipendenza. Obame e l’attuale presidente fanno parte dello stesso schieramento, della stessa classe dirigente. Ci fu una battaglia intestina che dura ancora oggi. Non dobbiamo immaginarci, però, che si tratti di una situazione simile ad altre: sarebbe facile fare il parallelo con ciò che si sta verificando per esempio in Nord Africa.

D. – Alcuni organi di stampa hanno paragonato questa situazione alla vicenda della presidenza contesa in Costa d’Avorio. Secondo lei non è corretto?

R. – Direi proprio di no. Gbagbo e Ouattara sono un’altra questione. Ouattara non si è autoproclamato presidente, come ha fatto Obame; Ouattara è stato riconosciuto presidente dalla comunità internazionale e dall’Onu, mentre il Consiglio costituzionale ivoriano ha proclamato presidente Gbagbo: una situazione di stallo in un Paese già diviso de facto dal 2002. In Costa d’Avorio quindi c’è uno scontro tra poteri, tra istituzioni diverse, con una situazione molto complicata, sia dal punto di vista politico ma, ancor prima, dal punto di vista giuridico. Per esempio, a questo punto Ouattara ha una difficoltà: essendo stato riconosciuto internazionalmente, fare un passo indietro significherebbe smentire non solo se stesso ma tutta la comunità internazionale.

D. – Che Paese è il Gabon oggi?

R. – È un Paese produttore di petrolio che si sta affermando con una nuova soggettività nel quadro dell’Africa centrale. Un Paese piccolo dal punto di vista del numero di abitanti, nel senso che i gabonesi sono appena un milione e mezzo circa; però, è un Paese che riceve molti immigrati, che - da questo punto di vista - ha gli stessi problemi che abbiamo noi, in Europa; è un Paese che ha lavorato molto per la pace e la stabilità dell’Africa centrale, in particolare durante passati conflitti intestini sia nel Congo Brazzaville sia, recentemente, in Centrafrica. È uno dei Paesi più stabili dell’area.

D. – Com’è impegnata la Comunità di Sant’Egidio per il Gabon?

R. – La Comunità di Sant’Egidio ha buone relazioni con le autorità gabonesi, fin dall’epoca di Omar Bongo, il quale – in particolare sulla campagna per la moratoria per la pena di morte – accettò la proposta di Sant’Egidio di abolire definitivamente la pena di morte in Gabon per tutti i reati e diventare Paese promotore della proposta di moratoria che l’Italia portava avanti a livello delle Nazioni Unite, cosa che è stata fatta. Poi abbiamo rapporti in altri campi, in particolare sulla questione delle diverse attività per la stabilità, la mediazione e la pace nell’Africa occidentale. (gf)

Opposizione presto di nuovo in piazza in Albania
In Albania poco prima l’avvio della nuova manifestazione dell'opposizione, il partito socialista ha convocato tv e stampa internazionali per mostrare alcuni dei feriti degli scontri di venerdì scorso, in cui sono morte tre persone. La deputata socialista e avvocato per i diritti umani, Vasilika Hysi, ha denunciato “le gravi violazioni dei diritti umani e l'uso della violenza da parte della polizia, prima e durante la manifestazione del 21 gennaio, nei commissariati, e poi nelle carceri” dove erano state rinchiuse le 113 persone arrestate. Intanto il premier albanese Sali Berisha ha garantito, nel corso di una conferenza stampa “il pieno rispetto del diritto alle proteste pacifiche”, avvertendo però che “in caso di tentativi di violenza, la legge agirà con tutta la sua forza”. Oltre mille poliziotti, di cui alcune centinaia in tenuta antisommossa, circondano la sede del governo albanese dove si fermerà la manifestazione dell'opposizione per rendere omaggio alle tre vittime.

8 morti a Kabul: attentato in un supermercato
Sono almeno 8 le persone rimaste uccise nell'attentato di stamane al supermercato Finest di Kabul e fra essi vi sono almeno due stranieri. I feriti sono almeno sei. I talebani hanno rivendicato l'attentato, affermando che intendevano colpire gli stranieri.

Cisgiordania: coloni aprono il fuoco contro palestinesi, due i feriti
Sale la tensione in Cisgiordania dopo che alcuni coloni hanno aperto il fuoco contro un gruppo di palestinesi, durante un'escursione avvenuta oggi in una zona compresa fra Betlemme e Hebron. Le ragioni sono ancora poco chiare. Sono due i palestinesi rimasti feriti. Uno di loro, il diciassettenne Yussef Ikhleil, è stato colpito da un proiettile alla testa ed è considerato in condizioni disperate. Il secondo ferito, Murad Ikhleil, 23 anni ha riportato fratture multiple ad un braccio. Entrambi sono stati ricoverati nell'ospedale al-Ahli di Hebron. Questo episodio segue un incidente avvenuto ieri ad Arak Burkin dove un palestinese è rimasto ucciso durante un conflitto fra coloni ed abitanti del posto.

Davos: per il segretario al Tesoro Usa, finita la fase acuta della crisi economica
L'Europa gestirà la crisi del debito e l'Euro sopravviverà. Se ne è detto convinto il segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, intervenuto al World Economic Forum di Davos. Geithner è più fiducioso sul fatto che la fase “acuta” della crisi finanziaria sia ormai superata. La crescita, però, ha spiegato nel corso del World economic forum di Davos, non è abbastanza forte da ridurre rapidamente il tasso di disoccupazione. Lo shock causato dalla crisi rende infatti le imprese “recalcitranti” nelle nuove assunzioni, ha aggiunto secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg.

Spagna: approvato il progetto di riforma sulle pensioni
Il governo spagnolo del premier socialista Josè Luis Zapatero ha approvato oggi il progetto di riforma delle pensioni, che porta fra l'altro l'età del pensionamento da 65 a 67 anni: lo ha annunciato dopo la riunione settimanale del Consiglio dei ministri il vicepremier Alfredo Rubalcaba.

In Italia arrestato l’ex vicecapo della Protezione civile
Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile ed il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione per reati ambientali eseguita in varie zone d'Italia dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) e dalla Guardia di Finanza di Napoli, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli. Ai due è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari. Nella stessa operazione sono state arrestate altre 12 persone. Le accuse sono di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali.

Non si sblocca la crisi politica in Belgio
In Belgio il leader dei socialisti francofoni, Elio Di Rupo, ha lanciato l'appello per un governo di unità nazionale che si occupi delle necessarie riforme economiche e sociali. Ma dal partito indipendentista fiammingo (N-VA) di Bart De Wever, uscito vincitore dalle elezioni di giugno, arriva per ora un secco "no". E scettici si dimostrano anche gli altri partiti fiamminghi. L'appello di Di Rupo era arrivato dopo il fallimento dell'ennesima mediazione tra partiti fiamminghi e francofoni, che dal giugno scorso non riescono a trovare un accordo sulla riforma federale e dunque sul nuovo governo. Il Re Alberto II ha ripreso in questi giorni le consultazioni politiche.

Cuba: arrestato nuovamente il dissidente Guillermo Farinas
Secondo arresto in meno di 24 ore per l’oppositore cubano e premio Sakharov 2010, Guillermo Farinas. Mercoledì scorso il dissidente era stato arrestato dalla polizia locale, e poi rilasciato, insieme ad altri 15 oppositori a Santa Clara. Oggi è stato nuovamente arrestato sempre a Santa Clara con altri dieci dissidenti, mentre si dirigeva verso un posto di polizia per chiedere notizie sull'arresto di altri oppositorii. Farinas, psicologo, giornalista, analista politico si occupa da tempo di diritti umani e nei mesi scorsi ha messo a serio rischio la sua vita per uno sciopero della fame deciso con altri dissidenti per chiedere la liberazione di prigionieri politici. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 28







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