2011-01-28 13:35:52

Diritti umani in pericolo al centro di un libro di Maurizio Simoncelli


I drammatici fatti che hanno segnato la Tunisia negli ultimi giorni sono stati fortemente stigmatizzati dalla comunità internazionale e in particolare dall’Unione Europea, per l’uso “sproporzionato” della forza da parte della Polizia. Critiche sono giunte sulla violazione degli standard più elementari dei diritti umani. Ma situazioni simili si moltiplicano a grande velocità in tutto il mondo e non soltanto nelle aree di conflitto. E' quanto sottolinea Maurizio Simoncelli, curatore del volume “Dove i diritti umani non esistono più”, edito da Ediesse, intervistato da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. - Perché ormai le guerre coinvolgono in primo luogo la popolazione civile e sempre meno le forze armate, regolari o irregolari che siano. In tutto questo, il teatro dei combattimenti diventa il luogo dove abita la popolazione civile e quindi le città, i paesi. La popolazione civile diventa addirittura l’obiettivo primario di questi combattimenti: terrorizzare il gruppo avversario, distruggerne l’identità e la coesione sociale. Pensiamo alla violenza sessuale applicata in modo sistematico in tanti di questi conflitti dimenticati.

D. - Paradossalmente, tutti questi scenari sono proprio quelli sui quali si è concentrato lo sforzo della Comunità internazionale nel tentare di vietare questo tipo di comportamenti ...

R. – Devo dire che le Nazioni Unite cercano di fare il possibile per bloccare questi fenomeni, ma la diffusione incontrollata delle armi – e in particolare delle armi leggere, soprattutto in Africa – aiuta enormemente questo tipo di violenze. Noi rimaniamo sempre molto colpiti quando uno dei nostri soldati muore in Afghanistan: ma quante sono le persone che vengono, purtroppo, quotidianamente coinvolte nei bombardamenti, nei massacri, negli stupri? E di questo purtroppo i mass media danno pochissima informazione.

D. – Tra i tanti fattori in gioco, c’è poi anche la discriminazione religiosa …

R. – Purtroppo la motivazione religiosa è una di quelle motivazioni che vengono spesso adottate per nascondere, in realtà, altri interessi e per scatenare scontri tra popoli che vivono insieme, magari anche da secoli nella stessa terra.

D. – Tuttavia, il tema dei diritti negati attiene anche agli Stati democratici, agli Stati più sviluppati. Non a caso nel libro c’è un intero capitolo dedicato alla questione delle migrazioni e dei respingimenti …

R. – Assolutamente sì, perché dietro a tutte queste guerre dimenticate, a queste violenze sistematiche, di cui le popolazioni – soprattutto donne e bambini, lo ripeto ancora una volta – sono oggetto, c’è inevitabilmente una spinta conseguente a muoversi, a fuggire, a cercare condizioni di vita migliori. Ed ecco quindi che il problema dei respingimenti fatti in modo indiscriminato, per cui Paesi che potrebbero avere la possibilità di ospitare almeno le persone che sono oggetto di repressione, che si trovano in pericolo di vita o i profughi si trovano a perseguire una politica che respinge tutti indiscriminatamente, senza guardare se effettivamente queste persone hanno motivi validi per voler fuggire dal loro territorio. (mg)







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