Sud Sudan: il vescovo Kussala chiede sostegno e preghiere per la pace
“Continuate a pregare per una pace permanente in Sudan”. Questo l’appello del vescovo
di Tombura-Yambio, diocesi del Sud Sudan, Eduardo Hiiboro Kussala rivolto alla comunità
internazionale, dopo il referendum sull’indipendenza dell’area. Il risultato ufficiale
delle votazioni, che si sono chiuse il 15 gennaio scorso, riferisce l’agenzia Zenit,
non verrà reso pubblico fino al 6 febbraio (14 febbraio se ci saranno ricorsi). I
primi dati del referendum mostrano una maggioranza a favore della secessione del Sud
Sudan dal resto del Paese. Se questi risultati verranno confermati, il Sud Sudan diventerà
la Repubblica del Sud Sudan il 9 luglio, sei anni dopo la firma dell'accordo generale
di pace che ha posto fine alla guerra civile sudanese, diventando così il 54.mo Stato
indipendente dell'Africa. Il vescovo Kussala, ha sottolineato che “si tratta di un
momento storico per noi, con decisioni nobili e delicate che ci si pongono davanti”.
Il presule ha, inoltre, espresso la propria gratitudine a organizzazioni di aiuto
come Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), “perché la pressione esterna e le preghiere
della comunità internazionale della carità hanno avuto un impatto reale sul governo
e hanno indicato chiaramente alle autorità che la guerra non è un'alternativa”. L'arcivescovo
di St. Andrews ed Edimburgo, il cardinale Keith O'Brien, ha espresso il suo sostegno
scrivendo al segretario britannico per gli Affari esteri William Hague affinché faccia
pressioni internazionali per aiutare lo sviluppo pacifico del Sudan. Varie organizzazioni
internazionali, incluse le Nazioni Unite e un'équipe ecumenica, hanno inviato rappresentanti
in Sudan per monitorare il referendum e garantirne l'integrità. “Tutti nutrono grandi
aspettative per ciò che avverrà in seguito”, ha detto il vescovo Kussala, “ma la gente
deve mantenere la calma e il governo deve essere disciplinato”. Nel frattempo, Acs
ha reso noto che molti cristiani stanno lasciando la capitale, Khartoum, per recarsi
al sud, temendo che “il regime del Presidente Bashir operi un cambiamento radicale
verso l'islamizzazione”. Il vescovo ha detto, infine, che nella sua diocesi e in altri
luoghi della regione ci si sta preparando a ricevere i nuovi arrivati e che la sua
gente è “disposta a fare sacrifici” per aiutarli. (M.I.)