I leader religiosi delle Filippine: stop alle estrazioni minerarie nell’arcipelago
di Romblon
Difesa dell'ambiente e benessere delle popolazioni locali: le motivazioni dell’appello
lanciato alle autorità delle Filippine, dai leader religiosi della provincia di Romblon,
piccolo arcipelago nella regione centro-occidentale del Paese asiatico. Dopo la temporanea
moratoria sulle estrazioni minerarie decretata dal governatore di Romblon il 10 gennaio
- riferisce L’Osservatore Romano - cattolici, metodisti, battisti e pentecostali chiedono
la definitiva messa al bando di tutte le attività di estrazione mineraria nelle isole
di Tablas, Sibuyan e Romblon. “Agli esseri umani è concesso da Dio di usare le risorse
naturali a patto che essi non alterino l'equilibrio stabilito dal Creatore”, ha dichiarato
mons. Ernie Nonato Fetalino che presiede il Romblon Ecumenical Forum Against Mining
(Refam). Per il sacerdote “l'opposizione allo sfruttamento minerario delle tre isole
che compongono il piccolo ma bellissimo arcipelago deve essere un proposito anche
a livello morale e civile perché l'intervento delle compagnie minerarie mette a rischio
non solo l'ambiente ancora incontaminato ma anche la tradizionale armonia sociale
delle popolazioni locali e la loro sopravvivenza fisica mettendo in pericolo la risorsa
produttiva locale che è quella della pesca”. Oltre alla Chiesa cattolica, aderiscono
al Refam la Iglesia Filipiniana Independiente, Foursquare Church, Southern Baptist
Church, Jesus is Lord, United Methodist Church, Pentecostals. Il pastore Hermie Allera,
metodista e vice presidente del Refam, ha sottolineato che “spetta alla nostra saggezza
e razionalità distinguere i vantaggi e gli svantaggi delle azioni che compiamo a noi
esseri umani in quanto Dio ci ha donato la facoltà del libero arbitrio”. Il segretario
del Refam, il pastore battista Edsel Falcunitin, ha dichiarato che “se dovessero riprendere
le attività di estrazione mineraria nelle tre isole dell'arcipelago verrebbe definitivamente
danneggiata la loro bio-diversità”. Il pastore Runel Fabriquer ha definito le attività
estrattive “un grande male perché non solo inquinano l'ambiente ma fanno anche decadere
la nostra moralità e avvelenano le buone relazioni. Armin Rios Marin, ucciso nel
2007, viene da noi considerato un martire”. Armin Rios Marin era un convinto ecologista
che venne assassinato nel 2007 dal capo delle Forze di sicurezza della Simbuyan
Nickel Properties Development Corporation's (Snpdc), un'azienda specializzata nell'estrazione
del nickel. L'omicidio dell'ecologista, con retroscena mai chiariti, è comunque servito
in questi anni recenti a richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale
su questo piccolo arcipelago, soprannominato “le isole Galapagos dell'Asia”. (M.I.)