L’Italia si mobilita per salvare Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte
per blasfemia
Alla vigilia della manifestazione“Asia Bibi: libertà, giustizia, diritti umani”,
che si terrà a Roma mercoledì prossimo, Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione
“Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale pakistana, esprime soddisfazione e
gratitudine per “l’impegno dell’Italia per la salvezza di Asia Bibi e per l’abolizione
della legge sulla blasfemia”. “Quello della società civile italiana – dice Jacob all’agenzia
Fides – è un esempio unico di un Paese che si mostra vicino ai problemi del popolo
pakistano. Già gli interventi del Santo Padre Benedetto XVI, del Ministro degli Esteri
italiano e la recente risoluzione del Parlamento Europeo, hanno aiutato a calamitare
l’attenzione internazionale sul caso di Asia Bibi”. “Ci aspettiamo – prosegue l’esponente
della Commissione Giustizia e Pace - che la manifestazione del 26 gennaio possa servire
a sensibilizzare ulteriormente: è una questione che tocca i diritti umani, la costruzione
della democrazia, e il futuro comune dell’umanità. Speriamo che questo movimento possa
essere d’esempio in altri Paesi e che si faccia sentire il sostegno alla società civile
del Pakistan, per contrastare quelle forze che cercano di polarizzare la società”.
La manifestazione del 26 gennaio è promossa da un gruppo di parlamentari e di associazioni
della società civile italiana, fra cui la Comunità di Sant’Egidio. L’iniziativa intende
ribadire l'urgenza del rispetto della libertà religiosa, della dignità e dei diritti
inalienabili di tutti i cittadini del Pakistan, e chiede l’abrogazione della legge
sulla blasfemia in Pakistan. Difendere la vita di Asia Bibi, la prima donna condannata
a morte con l’accusa di blasfemia in Pakistan, significa “affermare che la giustizia
si ottiene nella costruzione di una civiltà del convivere, dove le diversità religiose,
etniche e culturali non siano mai motivo di ostilità, ma di pacifica convivenza”,
spiega Valeria Martano, responsabile per l’Asia nella Comunità di Sant’Egidio. “Abbiamo
aderito alla manifestazione – prosegue Valeria Martano -, auspicando una soluzione
positiva del caso di Asia Bibi, che rischia la vita a causa di una legge che espone
ad abusi e ingiustizie tutti i cittadini pakistani, ma in particolare le minoranze
religiose, come i cristiani in Pakistan, e chi appartiene a categorie più deboli,
come i poveri e le donne”. Anche Amnesty International “prende parte con convinzione
alla manifestazione del 26 gennaio: salvare Asia Bibi e ottenere l'abolizione della
legislazione anti-blasfemia, che in Pakistan mette a rischio la vita di chi appartiene
a un credo religioso di minoranza, è un obiettivo da raggiungere al più presto” spiega
a Fides Riccardo Noury di Amnesty – Italia. “La mobilitazione della società
civile italiana – aggiunge – è accanto a chi in Pakistan, con coraggio e determinazione,
è impegnato in una difficile lotta per il rispetto dei diritti umani”. (M.G.)