Lettera della Congregazione per il Clero sull’identità missionaria del sacerdote
“Rinvigorire lo zelo apostolico e missionario dei sacerdoti”. Questo lo spirito della
Lettera circolare, pubblicata dalla Congregazione per il Clero, intitolata “L’identità
missionaria del presbitero nella Chiesa quale dimensione intrinseca dell’esercizio
dei tria munera”, ovvero dei tre uffici di insegnare, santificare e governare. La
Lettera riprende e rilancia il tema dell’ultima Assemblea plenaria del Dicastero,
svoltasi nel marzo 2009. Per questo ripropone nella premessa l’allocuzione di Benedetto
XVI, al fine di offrire le direttrici fondamentali, riconducibili nella cornice teologica
benedettina, per approfondire “questioni attuali di cruciale importanza per la vita
della Chiesa”, come spiega il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione
per il Clero, in un articolo di presentazione del testo pubblicato su L’Osservatore
Romano. “La Chiesa peregrinante per sua natura è missionaria”, sottolinea la Lettera,
ricordando che “il Concilio Ecumenico Vaticano II, sull’onda dell’ininterrotta Tradizione,
è quanto mai esplicito nell’affermare la missionarietà intrinseca della Chiesa. La
Chiesa non esiste da sé e per se stessa: essa trae la sua origine dalle missioni del
Figlio e dello Spirito; la Chiesa è chiamata, per sua natura, ad uscire da se stessa
in un movimento verso il mondo, per essere segno dell’Emmanuele, del Verbo fattosi
carne, del Dio-con-noi”. I padri della Plenaria hanno concordato, osserva il cardinale
Piacenza, su “la necessità di un rinnovato impegno missionario”, a fronte del “progressivo
costante avanzare della secolarizzazione, con il conseguente disfacimento di quelle
strutture culturali e sociali, che concorrevano in maniera non irrilevante alla trasmissione
della fede”, suggerendo quindi “un autentico ‘sussulto’ di responsabilità, sia in
ordine alla missione ‘ad gentes’, sia nei confronti del quotidiano esercizio del ministero,
il quale domanda di essere vissuto in maniera autenticamente apostolica e, perciò,
missionaria”. La Lettera pone in evidenza – osserva ancora il porporato - “la necessità
universale di una rinnovata prassi missionaria, la quale dipende in primo luogo dalla
coscienza che ciascuno ha di essere discepolo”. “La missione, in tal senso, non è
tanto un’organizzazione di eventi, la cui riuscita sarebbe legata alle capacità umane,
né tantomeno una strategia di progressivo ‘indottrinamento universale’. La missione
accade ed è efficace laddove vive, prega, soffre e opera un autentico discepolo di
Cristo”. “L’auspicio – conclude il prefetto del Dicastero vaticano – è che la Lettera
possa continuare a contribuire a sostenere il quotidiano impegno missionario dei sacerdoti,
nella consapevolezza che esso deriva, e in certo modo dipende, fondamentalmente, dall’accoglienza
orante dell’opera dello Spirito Santo nella loro vita”. (A cura di Roberta Gisotti)