2011-01-24 14:21:40

India: la Commissione per i diritti umani chiede la riabilitazione delle vittime in Orissa


Una relazione dettagliata sul pacchetto di riabilitazione delle vittime delle violenze anticristiane del 2008 e un piano di emergenza per evitare nuovi episodi di violenza e discriminazione. È quanto chiesto dalla Commissione nazionale per i diritti umani dell’India (National human rights commission) al Governo dello Stato dell'Orissa. Secondo quanto riporta l’Osservatore Romano, durante una visita nella zona, la commissione, guidata da Justice K.G. Balakrishnan, ha dato diverse raccomandazioni ai funzionari governativi e ha appurato sessantadue casi di violazione dei diritti umani che vanno dai suicidi dei contadini, agli sfollamenti forzati, alle violenze dovute all'appartenenza a una determinata casta. Ci sono stati anche incontri con alcuni alti funzionari governativi, oltre al Primo ministro dell'Orissa, Naveen Patnaik, e con diversi rappresentanti di organizzazioni non governative che operano in India. “La commissione — ha spiegato Adikanda Singh, attivista per i diritti umani dei dalit — ci ha esortato a segnalare tempestivamente per iscritto ogni tipo di sopruso o violazione dei diritti umani che avviene nel distretto di Kandhamal”. Singh ha anche assicurato che la commissione si impegnerà a individuare un relatore che si occuperà di esaminare la situazione a Kandhamal studiando tutti i casi, in particolare di quelli che devono ricevere un risarcimento per i soprusi subiti. L'attivista per i diritti umani dei dalit ha inoltre accusato il Governo dello Stato dell'Orissa per l'aggravarsi della situazione: “Il sistema giudiziario penale non ha convinto, anzi ha fallito. Non si può dire che la giustizia sia uguale per tutti”. Anche suor Justine Senapati ha respinto le affermazioni del Governo che sta fornendo un adeguato pacchetto per la riabilitazione alle vittime di Kandhamal. “Il Governo — ha detto la religiosa — dovrebbe smettere di negare l'evidenza ed esaminare le questioni reali riguardo alle violazioni dei diritti umani”. In India, solo nello scorso anno, sono stati centoquarantanove gli attacchi anticristiani. Secondo un rapporto redatto dall'Evangelical fellowship of India, l'organizzazione che riunisce le comunità cristiane dell'India di diverse denominazioni protestanti, la violenza perpetrata da gruppi estremisti indù ha toccato diciotto Stati della Federazione indiana e in particolare negli Stati di Karnataka, Andhra Pradesh, Madhya Pradesh e Chattisgarh. Negli anni precedenti, gli episodi di maggiore gravità si erano registrati nello Stato dell'Orissa. Proprio l'attenzione dedicata a questa ampia area dalle cronache internazionali ha fatto sì che nello Stato la violenza cessasse quasi del tutto. Secondo il documento dell'Evangelical fellowship of India, gli attacchi includono violenze su persone, luoghi, istituzioni e anche su intere comunità riunite in occasione di celebrazioni liturgie. Si denuncia, in particolare la violenza sulle donne cristiane per intimidazione o per conversioni forzate all'induismo. L'impunità dei colpevoli — sottolinea il rapporto — è la ragione principale per cui le aggressioni continuano. Inoltre, una massiccia propaganda anticristiana operata da molti mass-media alimenta l'odio religioso e istiga alla violenza. (M.G.)







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