Presidenziali in Portogallo: il presidente uscente Cavaco Silva favorito nei sondaggi
Elezioni presidenziali in apparenza senza grande suspense oggi in Portogallo: tutti
i sondaggi prevedono la vittoria, già al primo turno, del capo di Stato uscente, il
conservatore 71.enne Anibal Cavaco Silva. Sull’esito della consultazione potrebbe
pesare, però, l’incognita dell’astensione. I portoghesi sono soprattutto concentrati
sulle conseguenze della finanziaria "lacrime e sangue" fatta votare in dicembre, per
il secondo anno consecutivo, dal governo di Socrates con l'obiettivo di arginare il
deficit. Secondo l’agenzia Fitch, il Portogallo probabilmente tornerà in recessione
nel 2011 ed è fra gli Stati dell’area euro che rischiano un taglio del rating. Sull’appuntamento
elettorale e sulla situazione sociale del Paese Fausta Speranza ha intervistato
padreVitor Melicias, presidente dell’associazione di volontariato Unione
Europea delle Misericordie:
R. – Soprattutto
per i disoccupati e per i poveri aumentano le difficoltà. Ma si riscontra anche una
grande solidarietà tra la gente. Anche quando recentemente il Banco Alimentare contro
la fame ha fatto ricorso al volontariato, la risposta è stata veramente straordinaria,
direi veramente fantastica. Siamo tutti rimasti quasi stupiti della risposta spontanea
del popolo. Per questo, in realtà, le difficoltà aumentano ma sia la Chiesa sia le
istituzioni sociali, le Misericordie ed altri si stanno organizzando anche con l’aiuto
dell’assistenza sociale perché questi problemi non sfocino nel dramma.
D.
– In alcune zone d’Europa, e non solo d’Europa, alla crisi economica si accompagna
anche una crisi di valori. E' così anche in Portogallo?
R. – Sì! Purtroppo,
questo è un fenomeno universale. Trovo che sia anche una delle ragioni dell’altra
crisi. Se anche è iniziata come crisi finanziaria e poi è diventata crisi economica,
rischia di diventare pure una crisi sociale. Tutto questo trova le sue radici nella
mancanza di valori, nella corruzione, nel fatto che la gente si preoccupa più dei
propri interessi personali o del proprio gruppo piuttosto che degli interessi della
comunità, di quello che si chiama “il bene comune”. Viviamo quel momento del quale
il grande Papa Giovanni Paolo II aveva parlato tante volte: viviamo in un mondo senza
valori né economici né sociali. C’è l’emarginazione sia dei valori etici, morali ed
anche dei valori spirituali. E davvero l’Europa, che è stata “mater et magistra” di
una civilizzazione di diritti umani, di cultura di solidarietà deve riprendere – a
mio avviso – questo respiro dei valori e, soprattutto, della solidarietà.
D.
– Qual è la fiducia del popolo portoghese nei confronti dei politici?
R.
– E’ molto ridotta, perché l’esperienza degli ultimi anni è stata negativa. Dopo la
speranza del 25 aprile, della rivoluzione di 30 anni fa, nel 1975, la gente è un po’
delusa dell’operato dei politici. Però ci rendiamo conto che non è un caso isolato
quello del Portogallo. Per questo, ciascuno cerca di industriarsi per tornare ad una
società civile, ma c’è tanto da fare.
D. – Padre Vitor, qual è il suo
appello al vincitore di queste elezioni?
R. – A chiunque sia, che continui
ad aiutare il popolo portoghese a conservare la calma, a conservare il senso dell’aiuto
vicendevole, della pace sociale, della fiducia nel futuro e anche della solidarietà
verso i più poveri, perché ci sono – purtroppo – delle regioni al mondo che hanno
difficoltà ancora maggiori. Per questo, chi verrà a governarci dovrà trasmettere fiducia,
speranza e forza collettiva, e non lo scoramento. (gf)