2011-01-22 15:28:01

Teheran: no alla sospensione dell’arricchimento dell’uranio


Secondo ed ultimo giorno di colloqui a Istanbul sul programma nucleare iraniano alla presenza dei Paesi del gruppo 5+1: Usa, Russia, Cina, Gb, Francia e Germania. Un appuntamento importante, dal quale è emerso che Teheran non intende discutere di “sospensione dell’arricchimento” dell’uranio; mostrata, invece, la disponibilità a passare uranio a basso arricchimento alla Russia in cambio di uranio altamente arricchito, in base alla Dichiarazione di Teheran del 2010. Sul fronte diplomatico, invece, c’è da segnalare il rifiuto di Teheran a sostenere colloqui bilaterali con gli Stati Uniti. Sull’importanza di questo incontro, Salvatore Sabatino ha raccolto il commento di Riccardo Redaelli, docente di geopolitica presso l’Università cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Questo incontro tiene vivo un dialogo che in realtà è un tentativo di raggiungere un compromesso soddisfacente per entrambe le parti, che risale ormai al 2003: sono sette anni che ci si incontra con gli iraniani; molto spesso si è andati vicinissimi ad un accordo ma una volta per coprire qualcuno e una volta per coprire qualcun altro non lo si è mai concluso. In questi incontri, di sicuro, a meno di sorprese piacevoli ma molto inaspettate, non si concluderà granché.

D. – Nel 2008 la comunità internazionale offrì a Teheran un pacchetto di incentivi economici e politici in cambio della sua rinuncia al programma nucleare. Questa proposta può essere ancora valida, anche dopo il nuovo regime di sanzioni imposte all’Iran, secondo lei?

R. – Non è una questione di offerte economico-tecnologiche. Aveva iniziato l’Europa, nel 2003, a fare queste offerte, ma non sono mai bastate. A questo punto c’è in gioco molto di più: il riconoscimento dell’Iran come potenza regionale, la volontà dell’Iran di essere una potenza molto forte nella regione … Giocano molto anche le profondissime divisioni all’interno del regime di Teheran. Noi pensiamo che la Repubblica islamica abbia una “posizione comune” sul nucleare, e invece non è così. Molto spesso, paradossalmente, sono proprio i radicali di Ahmadinejad che sono – o sembrano – più disponibili ad un compromesso e meno le altre fazioni interne al regime. Quindi, le offerte economiche da sole non bastano, non riusciranno certo a convincere Teheran.

D. – Questa difficile mediazione vede in primo piano la Russia che si contrappone agli Stati Uniti. Un fallimento delle trattative può portare ad una nuova frattura tra Mosca e Washington?

R. – Le posizioni non sono poi così lontane. Lo sono state molte volte in passato, tra Washington e Mosca. Adesso è più una questione di sensibilità e anche una questione di interessi economici russi che sono molto forti con l’Iran nel campo della vendita di armi, nel campo nucleare. Io non credo che ci sarà una spaccatura tra Russia e Washington, ma certo c’è l’usuale differenza di vedute e la differente sensibilità. (gf)







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