Il segretario generale del Cec: cristiani uniti nella testimonianza dell'amore
La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è giunta oggi al suo quinto giorno.
Il tema odierno invita i fedeli a “spezzare il pane nella speranza”. Una virtù che
ci richiama alla pazienza dell'attesa, a seminare atti concreti di comunione per poter
raccogliere un giorno il dono dell'unità. Ascoltiamo in proposito il segretario generale
del Cec, il Consiglio ecumenico delle Chiese, il pastore luterano Olav Fykse Tveit,
al microfono di Philippa Hitchen:
R. – There
is always a time of planting seeds in the ecumenical movement. … E’ sempre
il momento di piantare semi, nel movimento ecumenico. Ma ritengo che sia anche importante
affermare che non abbiamo soltanto una stagione della raccolta. C’è anche un tempo
in cui è bene prepararsi per la prossima primavera. Se guardiamo le generazioni giovani,
ad esempio, ci rendiamo conto che, in parte, non comprendono le divisioni confessionali
che caratterizzano le Chiese ormai da secoli. Inoltre, molti tra i giovani che sono
attivamente impegnati nella Chiesa, attribuiscono grande importanza alla domanda:
“Perché siamo Chiesa”? Considerano centrale la missione della Chiesa, sia se sono
evangelici, protestanti, ortodossi o cattolici. In questo io riconosco uno sviluppo
che porta grande speranza, perché questo ci permette di concentrarci maggiormente,
tutti insieme, sulla missione della Chiesa nel mondo, sia per quanto riguarda le questioni
“globali” che insieme dobbiamo affrontare, sia per quanto riguarda le sfide locali.
Credo che i semi che possiamo piantare oggi testimonino anche la nostra disponibilità
a collaborare in molti ambiti che finora erano considerati di competenza del Consiglio
mondiale delle Chiese. Invece ora tutte le Chiese si chiedono, per esempio, come affrontare
il problema dei cambiamenti climatici ed in questo io riconosco le basi di una collaborazione
che è qualcosa di più di una semplice azione comune: si tratta di una più profonda
comprensione del fatto che questo è il mondo di Dio e noi siamo qui per tutelarlo
insieme e rendere una testimonianza cristiana comune su come farlo.
D.
– Questo è un tempo di crisi economica. Quale ricaduta ha questa crisi sul movimento
ecumenico stesso …
R. – It has an effect on the Churches, of course,
because there are less funds … Ovviamente ha una ricaduta sulle Chiese perché
molte di queste avranno meno fondi. E avranno meno fondi a disposizione per progetti
esterni come il sostegno ad istituzioni quali il Consiglio mondiale delle Chiese.
Questo non significa che l’appello ad essere “uno” e la necessità di concentrarsi
su come poter lavorare insieme si riducano: direi invece che perfino la crisi economica
ci chiama ad esaminare le nostre risorse. Uno dei modi per affrontare questa situazione
nell’ambito del Consiglio è ricordarci che non facciamo cose che fanno anche altri,
o piuttosto che quando noi facciamo delle cose, dovremmo farle insieme ad altre Chiese.
Forse la crisi economica ci stimola a non sovrapporci e a creare sinergie nel nostro
operato.
D. – La missione delle Chiese in Gerusalemme, è fondamentale
per il movimento ecumenico?
R. – I tried to say that it is both a source
of our unity – what we have together … Ho detto più volte che è l’origine
della nostra unità, perché quello che ci unisce sono i doni che vengono da Gerusalemme,
da Gesù Cristo, dalla Rivelazione di Dio a noi tutti attraverso quello che è accaduto
a Gerusalemme. Ma è anche un invito a testimoniare insieme a favore della pace, dobbiamo
trovare strade per esprimere la nostra unità nei luoghi in cui viviamo – che si tratti
di Gerusalemme o di altri luoghi – pur nella nostra diversità. Siamo anche chiamati
a vivere insieme dove vivono persone di altre fedi e questo significa che Gerusalemme
può essere luogo di pace, ma possono esserlo anche le nostre città dove noi viviamo!
Credo che Gerusalemme sia veramente un luogo santo per noi cristiani e dovrebbe essere
un’ispirazione, per noi e per la nostra collaborazione con popoli di altre fedi.
D.
– Il suo auspicio, il suo messaggio per questa Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani …
R. – The most important thing we can do as Christians
is to pray, because … La cosa più importante che possiamo fare, come cristiani,
è pregare per un maggiore impegno verso Dio e degli uni nei riguardi degli altri.
Credo che quest’anno, la preghiera ispirata alle Chiese di Gerusalemme ci ricorda
che qualsiasi cosa facciamo da cristiani, la facciamo in virtù dei doni che abbiamo
ricevuto da Dio e, in un certo senso, da Gerusalemme. (gf)