Libertà religiosa. Mario Mauro: niente aiuti economici a chi non rispetta i diritti
fondamentali
Niente aiuti economici dall’Unione Europea ai Paesi che non si impegnano a proteggere
i cristiani: è la presa di posizione forte che il Parlamento di Strasburgo ha preso
ieri con la risoluzione in difesa dei cristiani perseguitati e della libertà religiosa.
Il documento, approvato a larghissima maggioranza, sarà ora trasmesso ai parlamenti
e governi di numerosi Paesi nei quali i cristiani sono stati vittime di violenze e
atti discriminatori. Sui punti più significativi della risoluzione, Lidia O'Kane
ha intervistato l’eurodeputato, Mario Mauro, tra i promotori dell’iniziativa:
“La risoluzione
voluta dal Parlamento europeo rappresenta una novità per molte ragioni. La prima ragione
è che per la prima volta affronta il tema delle persecuzioni dei cristiani in modo
globale, non limitandolo a ciò che viene osservato e che dipende dalle ragioni politiche,
economiche e sociali di ogni singolo Paese, ma stabilendo per l’appunto che si è in
presenza di una precisa strategia, da parte di organizzazioni terroristiche e di movimenti
fondamentalisti, che tendono ad identificare la presenza dei cristiani nel mondo con
la presenza dell’Occidente, per favorire attraverso questo giudizio i propri progetti
di potere. Il secondo punto per cui questa risoluzione rappresenta una novità, è che
valorizza finalmente coloro che raccolgono dati sul campo gettando uno squarcio di
verità sui problemi della persecuzione dei cristiani. In particolar modo, per la prima
volta abbiamo dato credibilità ai dati raccolti nel Rapporto annuale dall’Organismo
non governativo “Aiuto alla Chiesa che soffre”, che ha messo in evidenza come su 100
persone che perdono la vita per motivi di odio legati alla religione, negli ultimi
anni, 75 appartengono a confessioni cristiane. Sono dati impressionanti, che ci devono
far riflettere sul fatto che limitare i diritti dei cristiani, uccidere i cristiani,
vuol dire in concreto meno democrazia e meno libertà per tutti. Il terzo passaggio
è nella tipologia di richieste che facciamo all’Unione Europea. Il criterio che noi
proponiamo è molto semplice: soldi e affari in cambio di diritti. Che cosa vuol dire?
Vuol dire che negli accordi economici che l’Unione Europea arriva a stipulare, deve
esserci scritto, in modo molto chiaro, che questi accordi vengono siglati solo a condizione
che vengano rispettati i diritti umani di tutti. (ma)