2011-01-21 15:04:01

Funerali dell’alpino ucciso in Afghanistan. Mons. Pelvi: il dovere di costruire la pace


Nuovo attentato stamani contro i militari italiani in Afghanistan, per fortuna senza conseguenze, mentre la tv al Jazira ha mostrato un videomessaggio del capo di al Qaeda, Osama Bin Laden, che lega al ritiro militare di Parigi la sorte di due francesi sequestrati. Le notizie arrivano a poche ore dalla conclusione dei funerali di Stato a Roma del caporalmaggiore, Luca Sanna, ucciso da un infiltrato martedì scorso a Bala Murghab. “La pace esige il lavoro più eroico e il sacrificio più difficile” ha detto nell’omelia, mons Vincenzo Pelvi, ordinario militare, ricordando il coraggio del giovane alpino. Poi l’esortazione ai presenti, tra cui il capo di Stato, Giorgio Napolitano: “Il dovere di costruire la pace non deve essere confuso con una specie di inerzia”. Solo pochi giorni fa, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, aveva assicurato che si sarebbero adottate al più presto tutte le misure necessarie per garantire sicurezza ai militari italiani. E’ questo dunque ciò che occorre fare e qual è il futuro della realtà afghana? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Andrea Nativi, direttore della Rivista Italiana Difesa ed esperto di sicurezza:RealAudioMP3

R. - Visto che siamo coinvolti in una fase di massimo sforzo che dovrebbe da un lato consentirci di estendere il controllo sul territorio e di mantenerlo (cosa che in precedenza non accadeva), per aumentare la sicurezza bisognerebbe irrobustire per quanto possibile i contingenti, fermare i velivoli senza pilota, mandando artiglieria e mezzi blindati e cambiando o modificando un pochino il modo in cui ci si comporta sul terreno.

D. – Il ministro La Russa ha parlato con il generale Petraeus circa la sicurezza dei soldati. E’ possibile che si vada addirittura verso un cambiamento delle regole d’ingaggio?

R. – Possono cambiare in qualunque istante ed è una decisione nazionale.

D. – Si va incontro ad una maggiore militarizzazione, però, in una missione che dovrebbe essere una missione di pace: è questo il futuro?

R. – No, il punto è che per avere la pace, bisogna prima costruire la sicurezza. Se noi costruiamo una scuola e i talebani la bruciano, non serve a molto costruire la scuola. Ovviamente, le due cose vanno di pari passo anche perché l’Afghanistan non è omogeneo: in certe zone siamo già più orientati alla ricostruzione, c’è già il passaggio delle responsabilità. In altre non è così, non siamo nemmeno ancora entrati!

D. – Le minacce dei talebani si affinano, peggiorano con l’andar del tempo. L’operazione che ha portato alla morte di Sanna lo testimonia e oggi c'è un nuovo messaggio di Bin Laden che minaccia la Francia: “Lasciate il territorio in cambio della liberazione di due giornalisti”. A che punto siamo con questa guerra e che valore ha questo messaggio di oggi?

R. – Il ricatto che tentano è legittimo dal loro punto di vista, ma non credo che porterà ad un cambiamento di politica da parte della Francia. Le cose non vanno così male, ma ci vuole molto tempo. Le “agende fissate” sono dichiarazioni che vanno bene nel contesto politico interno, ma sul campo operativo non valgono niente. Infatti, Petraeus non è affatto contento di queste dichiarazioni. Se anche si riuscisse a convincerli a trattare simultaneamente, le cose potrebbero volgere al meglio. Ma ci vorrà tanto, tanto tempo. (ma)

Scongiurare ulteriori tensioni: Napolitano parla di legalità e di equilibri tra ruoli
In Italia, alla Giornata dell'informazione celebrata al Quirinale, il capo dello Stato, Napolitano, ha parlato di legalità: “Un valido equilibrio – ha detto – è sempre indispensabile nel rapporto tra chi è costituzionalmente deputato ad esercitare il controllo di legalità e ha specificamente l'obbligo di esercitare l'azione penale, e chi è chiamato, nel quadro istituzionale e secondo le regole della Costituzione, a svolgere funzioni di rappresentanza democratica e di governo”. Napolitano ha aggiunto che “occorre nell'immediato scongiurare ulteriori esasperazioni e tensioni che possono solo aggravare un turbamento largamente avvertito e riconosciuto e suscitare un effetto di deprimente lontananza dallo sforzo che si richiede per superare le molteplici prove cui la comunità nazionale deve fare fronte”.

Pakistan, Zardari promette protezione delle minoranze
Il presidente pakistano, Asif Ali Zardari, ha assicurato che il suo governo è impegnato a proteggere le minoranze del Paese “ad ogni costo”, nello spirito di Quaid Azam Muhammad Ali Jinnah (padre fondatore del Pakistan) e della Costituzione pakistana. Lo riferisce GEO Tv. Queste parole, precisa l'emittente, sono state pronunciate durante un incontro fra il capo dello Stato ed il ministro per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, impegnato fra l'altro in una serie di iniziative per risolvere il problema di Asia Bibi, la madre cristiana di cinque figli in carcere con una condanna a morte per blasfemia. Concludendo la sua analisi, Zardari ha anche assicurato che a nessuno sarà permesso di farsi giustizia da sè o di usare in modo non corretto le leggi del Paese, ed ha chiesto al ministro Bhatti di continuare le consultazioni con i religiosi e gli ulema delle differenti fedi, per trovare consenso contro il cattivo uso delle leggi nei confronti delle minoranze e dei gruppi vulnerabili.

Blair parla alla Commissione sulla guerra in Iraq
Davanti alla Commissione Chilcot che indaga sul suo ruolo nella guerra in Iraq, Tony Blair ha detto che dopo l'11 settembre 2001 la sua valutazione sul terrorismo era cambiata. “I terroristi avevano ucciso tremila persone ma avrebbero ucciso 300 mila persone se avessero potuto”, ha detto Blair aggiungendo che questa analogia è valida anche oggi per l'Iran: “La mia preoccupazione è che non possiamo accollarci questo rischio”. Blair ha detto che all'epoca c'erano due visioni sull'Iraq: “La mia e quella di Jacques Chirac. Una era che l'Iraq era un problema che doveva essere contenuto, l'altro che era un male che doveva essere sradicato. L'estremismo deve essere affrontato, non gestito”, ha detto Blair. L'ex premier laburista ha detto di aver raggiunto la conclusione che bisognava appoggiare George W. Bush “nel corso del 2002”.

Iniziati i colloqui sul nucleare iraniano a Istanbul
L'Iran non intende discutere di “sospensione dell'arricchimento” dell'uranio: il concetto è stato ribadito oggi a Istanbul, ai colloqui con i Paesi di 5+1 sul dossier nucleare di Teheran, apertisi stamani. Lo ha dichiarato alla stampa il numero due della delegazione iraniana, Massud Abolfazl Zohrevand. I "Sei" (ovvero il cosiddetto "5+1") sono: Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania e il negoziatore iraniano è Said Jalili.

Jihad islamica attiva in Cisgiordania, secondo fonti militari israeliane
C'è la jihad islamica dietro due attentati antiisraeliani compiuti questa settimana in Cisgiordania. Lo riferiscono fonti militari a Tel Aviv. Secondo Tsahal, l'esercito israeliano, era un miliziano della jihad islamica il palestinese che ieri è stato ucciso a Mevo Dotan (Cisgiordania settentrionale), dopo che aveva aperto il fuoco contro militari israeliani. L'uomo – che era stato arrestato due volte per attività “terroristiche” – è stato identificato in Salem Mohammad Samudi. Due settimane fa, un suo parente, Khaldun Samudi, era stato ucciso dopo che aveva cercato di attaccare i militari di guardia in un posto di blocco nella valle del Giordano. Anch'egli – riferiscono adesso le fonti militari – era un membro attivo della Jihad islamica.

Presidenziali Tunisia, candidato il giornalista tunisino Taoufik Ben Brik
Il giornalista tunisino, Taoufik Ben Brik, accanito oppositore del regime del deposto Ben Alì, sarà candidato alle presidenziali previste nel Paese entro i prossimi sei mesi, il “primo della Tunisia indipendente e rivoluzionaria”. Il giornalista è il secondo a porre la sua candidatura alle presidenziali dopo lo storico oppositore Moncef Marzouki, che da anni vive in esilio in Francia. Ben Brik, 50 anni, è conosciuto per i suoi scritti che hanno sempre denunciato la dittatura di Ben Alì. Censurato e perseguitato dalla polizia del regime, è stato in carcere sei mesi alla fine del 2009 con accuse che si sono poi rivelate una “macchinazione politica” ai suoi danni.

Oggi il giuramento di Lukashenko: gli ambasciatori occidentali lo boicottano
Gli ambasciatori occidentali boicottano oggi la cerimonia di giuramento del presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, rieletto per la quarta volta lo scorso dicembre in elezioni che l'opposizione e gli osservatori internazionali hanno giudicato irregolari. Lo riferisce l'agenzia Interfax, secondo la quale una pattuglia di 12 diplomatici occidentali, insieme all'incaricato d'affari della Commissione europa, si recherà in visita ufficiale a Vilnius. L'ambasciatore Usa, da parte sua, visiterà una città della Bielorussia occidentale. Sarà invece presente l'ambasciatore russo, insieme a 32 esponenti di altre rappresentanze diplomatiche, come annunciato dal portavoce del Ministero degli esteri bielorusso. Ieri, il parlamento europeo ha sollecitato sanzioni contro la "nomenklatura" di Minsk. Lukashenko ha minacciato eventuali contromisure e ha accusato i Servizi segreti di Germania e Polonia di aver tentato un colpo di Stato, anche tramite la protesta di piazza seguita al voto. Protesta duramente repressa dal regime, che ha incarcerato numerosi attivisti dell'opposizione, compresi quattro candidati presidenziali.

Hu Jintau completa gli incontri a Washington
Cambio di toni a Washington tra i vari incontri del presidente cinese, Hu Jintao. Dopo i toni felpati di ieri alla Casa Bianca, il leader di Pechino ha ammonito gli Stati Uniti durante il pranzo offerto dal Comitato nazionale delle relazioni Usa-Cina e lo Us-China Business Council. Poi al Congresso, i parlamentari statunitensi hanno espresso le loro preoccupazioni sui diritti umani. Ci riferisce Elena Molinari:RealAudioMP3

“Gli Stati Uniti devono rispettare la sovranità di Pechino su Taiwan e Tibet altrimenti rischiano di alimentare le tensioni nel Pacifico”. Con questa velata minaccia, Hu Jintao ha risposto “no, grazie” ai numerosi inviti avvenuti durante la sua visita a Washington di dialogare con il Tibet e cercare una soluzione pacifica con Taiwan. I parlamentari Usa hanno espresso le loro preoccupazioni sulle questioni commerciali e dei diritti umani. Lo speaker della Camera, John Boehner, ha sollevato il tema della protezione della proprietà intellettuale in Cina e della sicurezza della penisola coreana. La scarcerazione del Premio Nobel per la Pace, Liu Xiao Bo, è stata affrontata dalla Leader della minoranza, Nancy Pelosi. Altri deputati hanno invece chiesto chiarimenti sulla proibizione della libertà religiosa e sull’uso dell’aborto coercitivo. Il capo di stato cinese ha aggirato le questioni, ma alla fine ha alzato i toni: “Taiwan e Tibet riguardano l’integrità territoriale cinese e rappresentano il cuore degli interessi della Cina”.

Seul, voci di un incontro tra militari di alto livello di Mord e Sud Corea
Il Ministero della difesa sudcoreano proporrà la prossima settimana la data per un primo confronto con i rappresentanti nordcoreani allo scopo di chiarire le modalità e la tempistica dell'incontro tra militari “di alto livello”, ribadendo che tutto sarà possibile se il Nord avrà reali e sinceri propositi, a partire dall'ammissione delle responsabilità avute “nelle recenti provocazioni”. I colloqui tra militari tra le due Coree, se si terranno, saranno i primi del genere dal bombardamento di novembre dell'isola sudcoreana di Yeonpyeong, costato la vita a quattro persone. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 21







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