2011-01-21 14:47:35

Convegno dei medici cattolici a Milano sull'Alzheimer


Una persona che apparentemente non è più la stessa che conoscevamo. Una persona che non ha più coscienza di sé. Un altro individuo quello che ci consegna una malattia invalidante e sempre più diffusa come l’Alzheimer, una patologia che – secondo i dati dell’Alzheimer Disease International – riguarda 35,6 milioni di persone nel mondo, un milione circa in Italia. Delle questioni etiche di fronte all'alzheimer si è parlato a Milano in un convegno promosso dai medici cattolici. Il servizio di Fabio Brenna:RealAudioMP3

Il Rapporto mondiale la indica come priorità sanitaria del XXI secolo, visto che nel giro di un ventennio si attende un sostanziale raddoppio dei casi. Una malattia che ha costi diretti e sociali pari ad un punto percentuale del Pil e che pone anche interrogativi etici, oltre che essere specchio della vulnerabilità di ognuno, come ha ricordato il prof. Elio Scarpini, docente di Neurologia al Policlinico di Milano. L’Alzheimer pone però anche delle sfide e delle domande, che sono state affrontate da don Maurizio Chiodi, docente di Teologia morale alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale. Alla domanda se la malattia ci consegni un “altro”, diverso da chi conoscevamo, bisogna rispondere di no:

“Tutte le perdite legate all’Alzheimer sono una discontinuità che però si iscrive all’interno di una storia: la storia di quell’uomo, di quella donna che la malattia ha trasformato. Quindi, alla domanda se è ancora lui o un altro, possiamo dire che è proprio lui anche se in una discontinuità rispetto alla propria storia”.

Una malato, dunque, con cui entrare in relazione e che ci rivela in realtà chi siamo noi. Una relazione da cui discende una sfida precisa, una risposta all’appello che lo stesso malato lancia pur nella sua incoscienza:

“Questo è l’appello del malato di Alzheimer, l’appello che ci rivolge: prenderci cura di lui e in questa cura nei suoi confronti, nella sollecitudine verso di lui ne va anche di noi stessi, ne va della nostra dignità di persone che decidiamo di noi anche nella relazione con un altro che non sa più nulla di sé. Questa è la sfida difficile ma anche importante”. (gf)







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