Ciclo di incontri a Roma sui grandi discorsi di Benedetto XVI
Nel Palazzo Apostolico Lateranense a Roma è iniziato ieri sera con il discorso di
Ratisbona, pronunciato dal Santo Padre il 12 settembre 2006, il ciclo di letture teologiche
dedicato ai grandi discorsi del Papa, promosso dall’Ufficio per la Pastorale universitaria
del Vicariato. La lettura ha affrontato il tema “La questione di Dio oggi: il Dio
della fede e il Dio dei filosofi”. C’era per noi Roberta Barbi:
Non smettono
mai di parlare all’Uomo, le parole del Santo Padre, sono occasioni per rinnovare il
pensiero in una società come quella attuale che ha particolarmente bisogno di meditazione
e di riflessione. Nel discorso di Ratisbona Benedetto XVI parla della necessità di
un allargamento del nostro concetto di ragione e del superamento dell’autolimitazione
della ragione stessa a ciò che è verificabile nell’esperimento. Ci si può riuscire
- afferma il Papa - solo se ragione e fede si ritrovano unite in modo nuovo. Ascoltiamo
il rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Enrico Dal Covolo:
“Certamente
gli interventi del Papa sono molto significativi proprio per una apertura della ragione
verso la fede e l’amore. Il Papa continua a ripetere che una ragione che si ripiega
su stessa, alla fine non promuove la maturazione dell’uomo e la civiltà. D’altra parte,
però, bisogna ammettere anche che non è che questo messaggio del Papa sia accolto
facilmente da tutti. Diciamo che certamente non è accolto da chi ancora ammette che
la religione, per esempio, possa imporsi con la violenza e non è accolto da chi non
prevede che gli spazi della scienza possano andare oltre o aprirsi verso la fede il
mistero”.
In virtù delle polemiche che ne scaturirono al tempo del pronunciamento,
il presule è tornato a sottolineare come il discorso non riguardi specificamente un
confronto tra religione cristiana e islamica, quanto piuttosto la questione globale
su Dio. Altro tema al centro, infatti, è quello della convivenza, nella società contemporanea,
sia tra religione e scienza, sia tra culture e religioni diverse. Una convivenza,
come purtroppo la cronaca ogni giorno c’insegna, che è spesso difficile e dove la
violenza si sostituisce al dialogo, come precisa il prof. Giorgio Israel,
docente di Storia della matematica all’Università la Sapienza di Roma:
“Il
dialogo deve essere questo: un dialogo non sincretistico, ma aperto e che faccia ricorso
alla ragione e non all’affermazione con la violenza della verità che uno ritiene di
possedere. Questo è fondamentale oggi. Quindi, a mio parere, il centro del discorso
è una critica sia all’integralismo religioso che al positivismo”.
Nel
discorso, Benedetto XVI evidenziava come il Cristianesimo, che pur è nato e ha avuto
un suo importante sviluppo in Oriente, abbia poi trovato la sua impronta storicamente
decisiva in Europa. E sono proprio le istituzioni europee a fare da garante, oggi,
del pluralismo religioso: ieri l’Europarlamento ha approvato una risoluzione sulla
libertà religiosa e contro le violenze anticristiane. Mons. Dal Covolo
ci ricorda come possono agire in questo senso le istituzioni:
“Certamente
le istituzioni possono portare avanti un discorso educativo, di persuasione; certamente
anche garantire le manifestazioni esteriori di una pratica religiosa libera”.
L’Occidente,
però, è anche la parte del mondo più secolarizzata, dove il rapporto tra ragione scientifica
e religione è più difficile. Il prof. Giorgio Israel spiega come
ci si può difendere dai rischi del relativismo e del soggettivismo:
“Nessuno
vuole togliere nulla alla scienza e alla sua importanza, però la ragione è un qualcosa
di più ampio. La scienza non ha spalle sufficienti per toccare tutti i problemi dell’uomo,
inclusi i problemi del senso: del senso della vita o del senso e del perché siamo
qui. Tutta una serie di questioni che la scienza, da sola, non può risolvere”. (mg)